martedì 30 maggio 2006

P.Baretti (couloir SW) e M.Brouillard, un angolo veramente sperduto nel gruppo del Bianco

 P.Baretti (couloir SW) e M.Brouillard


It had never been done before because it’s the end of the earth and difficult to locate…It’s one of the longest couloirs of the Mont Blanc massif with extremely rugged and breathtakingly mountainous scenery. (P.Tardivel)
http://www.eider.com/news/mountain-Pierre_Tardivel__s_May_Day_-472.html
http://www.camptocamp.org/routes/52913/fr/pointe-baretti-couloir-sw


Two crumbling towers on the lower Brouillard Ridge. For inaccessibility and solitude the pair are unsurpassed anywhere in the Alps (The 4000m Peaks of the Alps, M.Moran)

Era il maggio del 2006 quando su Camptocamp, ex Skirando leggo di questa discesa estrema di Pierre Tardivel. Subito la penso come possibilità di salita. Il posto come indicato nella guida dei 4000 deve avere il suo fascino. 

Come tutte le cime del Bianco, l’avvicinamento è sempre eterno e trovare una via relativamente speditiva è oro. Passano gli anni e viene l’idea di andare a fare un giro sul versante italiano del Bianco. 

Ma la memoria non tradisce e tiro fuori dal cappello quest’idea. Roby (Rovelli) e Mara accolgono a braccia aperte la mia iniziativa e si lasciano guidare organizzativamente (in realtà anche altri si dimostrano interessati, ma alla fine siam solo noi 3).
Il problema iniziale ovviamente è capirne le condizioni: viaggio e ingaggio non sono pochi, col rischio di buttar via un weekend. 

Sempre grazie a Camptocamp trovo una salita di domenica 9 luglio all’Aiguille de Tre-la Tete, proprio di fronte.
http://www.camptocamp.org/outings/175190/fr/aiguille-orientale-de-tre-la-tete-par-le-petit-mont-blanc-et-l-arete-ene

Contatto l’autore (Mehdi Cherfaoui) ed ecco cosa ne ottengo: un’immagine fantastica dove andare a “dipingere” con la fantasia il nostro itinerario. Detto…fatto!


Venerdì pomeriggio. Stiamo piazzando il nostro campo base sul ventilato ghiacciaio del MIAGE. La sera è tersa. Proprio sopra di noi la nostra meta. Alle 23 suona la sveglia. 

La luna già si intravede a ovest. Partiamo. Si comincia subito sulla colata del ghiacciaio molto ripido (da 50° a 60°) ma liscio. 

A parte una ostica deviazione errata nei seracchi (1h persa!!!) arriviamo meglio del previsto all’attacco del couloir. La prima asperità è la crepaccia bella verticale di qualche metro, che i soci altruisti mi concedono.  

Dopo questo primo tiro la corda torna in saccoccia. E’ ora un continuo salire su neve perfetta: dura ma pestabile. 

Dentro nel budello non si ha l’impressione di alzarsi: il paesaggio è monotono, ma se solo ci si gira si vede quanta strada già percorsa. 

Ogni tanto consultiamo la preziosa foto per capire la nostra posizione. E’ ora di tirar fuori ancora la corda per una bella cascatella di ghiaccio che mi fa usare tutte le viti a disposizione. 

Siamo ormai alti, due conserve lunghe fino a finire il materiale che abbiamo e siamo fuori. Il tempo intanto, contro le previsioni, è decisamente peggiorato, ma sembrano solo nebbie. 

Giungiamo felici sulla Punta BARETTI anche se la visione di ciò che ancora ci manca toglie un po’ il fiato. 

Alla nostra destra il versante del Freney incute una buona dose di timore. Riconosciamo punte e linee solamente lette…
Giunti sul Monte BROUILLARD, incrociamo guida con cliente. Siamo sorpresi. 

Allora ci sono altri a cui interessano queste guglie sperdute. Siamo quasi vicini, ed ecco che il secondo grida: “Rotanodariiiiiiiiiiii”. 

Niente popo di meno che Jean-louis Pitteloud, lo stesso simpatico arzillo vecchietto svizzero (a 76 quattromila saliti) che gioco della sorte avevo incontrato al Gran Combin e allo Strahlhorn!!! 

Per loro la gita proseguirà poi sul Picco Amedeo e sul Bianco con bivacco a 4400m nella bufera!!!


http://www.camptocamp.org/outings/175851/fr/mont-brouillard-par-le-glacier-du-brouillard
http://www.camptocamp.org/outings/175872/fr/mont-blanc-par-l-arete-du-brouillard


In realtà, era un’opzione pensata anche per noi, ma la lunghezza e la meteo poco convincente (anche stavolta cannano le previsioni   - vedi Diable...)ci fanno in un baleno tornare al progetto originale. 

Abbiamo con noi il sacco a pelo, che su ste vie non si sa mai: per esempio crolli e caldo rendono proibitive le discese nel pomeriggio…e a tal proposito eccoci giungere al colle Emile REY. Siamo indecisi se scendere agli Eccles e al Monzino seguendo la traccia dei due (che però descrivono come ripida e in ghiaccio) o scendere al Sella per il ghiacciaio del Bianco, senza tracce, sapendo che quel ghiacciaio è tipicamente un labirinto… 

Non facciamo i conti col canale però… Dopo 5 o 6 doppie cominciamo a scenderlo faccia a monte: è eterno!!! 700 m a 45-50°. 

Arriviamo stravolti. 

Con un bel “volo d’angelo” risolviamo la crepaccia terminale e via di nuovo legati e con le antenne alzate per attraversare il ghiacciaio. Tuttavia si rivelerà relativamente tranquillo e i ponti reggono bene il carico della cavia…il peso massimo (io  ) mandato da primo in avanscoperta… 

La strada per il SELLA è ancora lunga. Bisogna risalire 300m, totalizzando così 2100 m totali per questa giornata. C’è poi un ripido ghiacciaio da fare in discesa al buio. 

Siamo stanchi. L’orientamento viene un po’ meno, ma, contando canali nevosi e speroni rocciosi che si intravedono al buio mi muovo “sulla foto” 

Tuttavia giunti allo sperone della capanna, non riusciamo ad individuarla e usiamo i sacchi a pelo. 

L’indomani, pur vedendo la capanna, non ci sembra in un posto molto logico…e per nulla segnalato…va beh. Scendiamo dal ramo sinistro del couloir ad “Y” in ottime condizioni. 

Per l’attraversamento del ghiacciaio, chi va avanti? Ovvio…
Dal GONELLA in ristrutturazione è solo una lunga, eterna, infinita, snervante discesa. 

Unico diversivo passare dalla tenda per smontarla. La strada asfaltata finale un incubo...mi supereranno anche le mamme coi passeggini!!! 

Insomma, un viaggio. In un angolo sperduto e poco frequentato del Bianco. A maggior ragione ora che il Gonella è chiuso. La via, l’idea: un sogno. 

Un progetto. Coltivato e cullato. E finalmente realizzato. 

Che dire dei compagni? È in situazioni così intense che si vedono i compagni veri. Compagni come li chiamo io “al primo sguardo”. Quelli con i quali l’intesa va oltre le discussioni. Ci si intende. Di Roby sapevo già…Mara è stata una piacevole sorpresa. E ora avanti!!!

FRANZ