Quali sfide, quali tentazioni un giovane deve affrontare e
vincere, per diventare adulto?
Le possiamo circoscrivere a tre: la sfida del
tempo, la sfida del piacere della connessione e la sfida del narcisismo.
Sovente essi sono privi della percezione del futuro.
In altre parole, è come se
vivessero un presente continuo, fatto di frammenti: “Adesso vivo questo
frammento di tempo, poi un frammento successivo, poi un altro ancora”.
Non c’è
però un continuum, non c’è, cioè, la percezione di uno sviluppo che in questo
tempo si può realizzare.
E' efficace l'immagine della “freccia ferma”: si vuole
fermare il tempo che passa. Tutto diventa “presente eterno”.
Questo processo di
segmentazione del tempo, in attimi, interrompe il flusso temporale, con questa
operazione si crea un tempo seriale senza storia: una collezione infinita di
momenti, di qui ed ora, di foto, di selfie.
Si può sempre annullare quello che
si vive, ricominciare da capo, basta un clic. E tutto ricomincia.
Si
circoscrive la propria vita sempre più nell'attimo presente, non si pensa al
domani, al futuro.
Si può rimanere in questa nicchia atemporale rimandando ad
un futuro oltre le tappe della propria storia.
Avere la dimensione del futuro
significa poter immaginare che domani cambierà la condizione che si sta
vivendo, e persino di fare un progetto perché ciò avvenga. Una seconda sfida
che un giovane deve raccogliere è la comunicazione digitale, che amplia le sue
possibilità, a tal punto che si può vivere contemporaneamente l'immediatezza
degli scambi e delle condivisioni.
E' inevitabile che questi scambi così
accelerati creino il bisogno insopprimibile di rispondere subito ai messaggi
ricevuti, oppure di inserire al volo le foto nelle proprie pagine per ottenere
tantissimi like.
L'appagamento di questo desiderio di approvazione urge e non
si può procrastinare.
La vita degli adolescenti sembra all'insegna della
contingenza il che li spinge a fare scelte rapide e superficiali.
Non c'è tempo
per concentrarsi e riflettere. I giovani contemporaneamente studiano, sentono
musica, scrivono, leggono messaggi sul cellulare, con vari focus, vivono
l'esperienza del cosiddetto multitasking: si fanno più cose contemporaneamente
e tutto questo li fa sentire vivi e adrenalinici.
Danah Boyd afferma che:
«quando gli adolescenti creano un profilo online sono allo stesso tempo
individui e parte di un collettivo.
La loro rappresentazione di sé è costruita
attraverso ciò che esplicitamente trasmettono e condividono con i loro amici
che si lega al modo in cui le altre persone rispondono loro».
E ciò provoca,
quella che possiamo chiamare terza tentazione: il piacere che si prova quando
si ricevono delle conferme per se stessi.
Si creano così al contempo
connessioni continue, con cui ci si presenta agli occhi degli altri, con l'identità
desiderata, oppure con un'identità difensiva, arricchita con informazioni, foto
e immagini che vengono continuamente aggiornate.
Facebook consente un nuovo
approccio alla costruzione del proprio sé.
«Gli adolescenti si confrontano con
la propria immagine, costruendo una narrazione personale che verrà condivisa
solo dagli amici che sono stati accettati in tempo reale ed in modo immediato.
Possiamo paragonare i social media al muretto intorno al quale si incontravano
qualche decennio fa i giovani, oppure al barino in cui stazionavano per ore
rimandando continuamente il momento di ritornare a casa».
Come possiamo noi
adulti criticare questi giovani, o avere la presunzione di aiutarli se siamo
pure noi caduti nella rete?
Nessun commento:
Posta un commento