Vangelo di Luca 11,42-46
In quel tempo, il Signore disse: «42 Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. 43 Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. 44 Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
45 Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». 46 Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!»
Ti offendi
Guai a te, uomo, che sei ossessionato dall’osservanza della legge, perché sei un uomo dall’intelligenza inutilizzabile per generare benessere per l’umanità. Guai a te, uomo, che ti adoperi esasperatamente per rispettare le norme, perché sei un uomo incapace di rispettare l’uomo e sei un’arma letale in mano al potere per colpire e devastare l’umanità. Guai a te, uomo, che ti accanisci sui cavilli e ti ostini sulle regole e sulle prescrizioni e lasci da parte la giustizia e l’amore di Dio, perché sei un uomo decentrato da te stesso, sconnesso dalla vita, separato dagli altri, scollegato da Dio, sei un uomo che fa del conflitto la sua strategia e della violenza la sua forza.
Guai a te, uomo, che ami i primi posti nei palazzi della religione, della politica, dell’economia, della scienza, della medicina, della cultura, che ti preoccupi in modo ossessionante di avere il riconoscimento e l’approvazione degli altri, il successo e la fama, guai a te, perché sei un uomo vuoto e svuotante, che possiede un’unica capacità, quella di svuotare di bellezza e grazia tutto ciò che tocca.
Guai a te, uomo ambizioso, perché sei come il sepolcro che non si vede, come l’abisso della morte ricoperto di candida, innocente glassa, patinata di moralismo e perbenismo, così che la gente ti passa a fianco e sopra senza saperlo e poi cade nelle tue fauci avide e fameliche. Guai a te, uomo della legge religiosa e politica, che carichi di pesi insopportabili l’umanità, e quei pesi tu non li tocchi nemmeno con un dito. Guai a te, che t’innalzi come rappresentante di Dio in terra e ti autonomini signore della giustizia nel mondo e ti offendi, ti offendi disgustato, in modo tanto arrogante quanto stucchevole, quando la verità e l’evidenza mostrano la malvagità del tuo cuore, la vanità delle tue intenzioni, l’ingiustizia delle tue azioni, la crudeltà dei tuoi progetti.
Guai a te, uomo, che ritieni le forti ma amorose parole di correzione di Gesù un’offesa e non l’ultima occasione per risvegliarti, per ritornare in te stesso, per evolverti nella luce e nell’amore.
Guai a te, uomo, perché se cogli Gesù come colui che ti offende,
chi coglierai come colui che ti rispetta?
Guai a te, uomo, perché se cogli Gesù come colui che ti accusa,
chi coglierai come colui che ti difende?
Guai a te, uomo, perché se cogli Gesù come colui che ti condanna,
chi coglierai come colui che ti perdona?
Guai a te, uomo, perché se cogli Gesù come colui che non ti ama,
chi coglierai come colui che ti ama?
Guai a te, uomo, perché se cogli Gesù come colui che non ti comprende,
chi coglierai come colui che ti capisce?
Guai a te, uomo, perché se cogli Gesù come colui che ti inganna,
chi coglierai come colui che ti dice la verità?
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