mercoledì 27 novembre 2019

Padre Armando CARPENEDO - attirerò tutti a me

Il Vangelo di domenica scorsa, l'ultima dell’anno liturgico, ci ha ricordato il momento solenne di Gesù elevato in croce: “Io quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32). Infatti la croce è il suo trono, il luogo della sua battaglia personale, dove lui ci ha guadagnato la vittoria. Normalmente quando guardiamo un re vittorioso lo vediamo nel campo di battaglia circondato dai cadaveri dei suoi nemici o nel suo palazzo applaudito dai suoi sudditi. Qui invece abbiamo un uomo apparentemente sconfitto appeso da una croce, coronato di spine e affiancato da due ladroni. Ma che tipo di re è questo? Che cosa fa di lui un re? Da cosa può salvarci un re simile?
Per rispondere a queste domande dobbiamo guardare da vicino la scena che ci presenta il Vangelo. Prima di tutto ci rendiamo conto che i termini Re e Messia sono pronunciati dai suoi nemici in frasi beffarde e provocatorie: “Se tu sei il Re dei Giudei salva te stesso” dicono i farisei e i sommi sacerdoti. “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi”, richiama uno dei ladroni.
In questa situazione di chiara sconfitta umana, Gesù compie un gesto veramente regale assicurando al malfattore pentito che glielo chiede, l’ingresso al suo Regno, al Regno del Padre: “Gesù ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”, e Gesù gli risponde: “In verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso”. Ma chi può fare una promessa di questo genere? Chi può trasmettere una speranza di un regno che non è di questo mondo? Questo Re è un Re molto speciale perché il suo regno non è di questo mondo come dirà a Pilato. Lui è un Re che è allo stesso tempo Dio.
Gesù, ricordati di me!, una preghiera che tutti noi, seguaci di Cristo, dobbiamo ripetere sempre. Questo Re crocifisso è il nostro Re, un Re che muore sulla croce, sì, ma un Re che risorgerà dal regno dei morti trionfatore sul peccato e sulla morte donandoci una nuova natura, cancellando i nostri peccati, convertendosi per noi, egli stesso nella sua persona in Risurrezione e Vita. Così al titolo di Re dobbiamo aggiungere quello di Redentore, quello di avvocato presso il Padre e di eterno e unico Sacerdote che si offre ogni giorno per noi nel sacramento dell’Eucarestia e intercede per la nostra personale ed universale salvezza.
La festa di Cristo Re ci ricorda che l’essere umano non potrà mai essere emancipato: o appartiene al mondo del peccato o appartiene a Gesù. Se apparteniamo al peccato saremo schiavi, se invece apparteniamo a Gesù, troveremo la nostra vera libertà di figli.
Cristo, nostro Re, venga il tuo Regno!
PREPARIAMOCI AD INIZIARE L'AVVENTO CON GIOIA ANDANDO INCONTRO A CRISTO

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