“Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri”
Il povero non ha fame solo di pane, ha una fame terribile di dignità umana. Tutti noi abbiamo bisogno d’amore e di esistere per qualcun altro. E’ lì che ci sbagliamo, quando scansiamo la gente, l'ignoriamo. Non solo abbiamo negato ai poveri un pezzo di pane, ma, considerandoli niente, abbandonandoli per strada, neghiamo la loro dignità, di essere a pieno titolo figli di Dio. Il mondo oggi è affamato non solo di pane, ma d’amore; ha fame di essere desiderato, amato. La gente ha fame di sentire la presenza di Cristo. In molti paesi si ha tutto in abbondanza, tranne questa presenza, quest’amore.
In ogni paese ci sono i poveri. In dei continenti la povertà è più spirituale che materiale, una povertà fatta di solitudine, scoraggiamento, mancanza di senso. Ma ho visto anche, in Europa o in America, gente nella miseria più grande dormire su cartoni, pezzi di stoffa, nelle strade. Parigi, Londra o Roma conoscono questo tipo di povertà. E’ facile parlare o preoccuparsi dei poveri lontani. Più difficile, e forse è una grande sfida, far attenzione e preoccuparsi del povero che vive a due passi da noi.
Il riso, il pane che do all’affamato che incontro per strada sazieranno la sua fame. Ma chi vive nell’esclusione, mancanza d’amore e grande paura, quanto sarà difficile colmare quella fame. Voi che siete in Occidente, conoscete la povertà spirituale molto più che la povertà materiale, e per questo i vostri poveri sono fra i più poveri. Tra i ricchi ci sono spesso persone spiritualmente poverissime. Io penso che è facile nutrire un affamato o dare un letto a un senza-dimora, ma consolare, cancellare la desolazione, la pena e l’isolamento che vengono dalla povertà spirituale, ciò richiede molto più tempo.
Luca 14,15-24.
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