martedì 31 marzo 2020

padre Armando CARPENEDO - morte

MEDITAZIONE DEL 31 MARZO 2020

Il vangelo che ci accompagna in questa settimana è quello di Giovanni: un vangelo ricco di lunghi discorsi di Gesù e di intensi episodi. I testi che incontreremo sono per lo più discorsi che illuminano il cammino all’interno del vangelo di Giovanni, discorsi che possono risultare complessi e pesanti se usati come testi di preghiera. Dobbiamo però ricordare che le letture della messa che ascoltiamo ogni giorno sono testi selezionati. Le letture sono scelte spesso secondo una certa sintonia tra loro per indicarci un cammino: le letture nel loro insieme possono guidare la nostra preghiera.
Il cammino di quaresima che stiamo vivendo durante la quinta settimana ancor di più fa sì che le letture giornaliere si richiamino e trovano una loro sintesi nella Colletta, ovvero la preghiera propria della messa del giorno, che il sacerdote prega prima dell’inizio delle letture.

Perciò questa settimana possiamo pregare centrandoci sul vangelo ma facendoci aiutare dal contesto liturgico che ci suggerisce la Chiesa in questo tempo così ricco.
La colletta di oggi chiede:
“Il tuo aiuto, Dio onnipotente, ci renda perseveranti nel tuo servizio, perché anche nel nostro tempo la tua Chiesa si accresca di nuovi membri e si rinnovi sempre nello spirito”.
Chiede il dono della perseveranza nel servizio a Dio. La perseveranza quindi è la chiave per intendere le letture, e la colletta aggiunge: “anche nel nostro tempo”. Quel “anche” sottolinea un tempo avverso, non favorevole alla perseveranza, ovvero un tempo dove la fiducia viene meno.
Nel vangelo, Gv 8,21-30, il dialogo tra Gesù e i farisei è fatto di equivoci basati proprio nel non fidarsi.
Gesù sta dicendo che è mortale, che “se ne va”. La prima diffidenza che genera in chi prega questo testo, nasce dal fatto che il Figlio di Dio muore veramente! Capiamo subito che la nostra fiducia viene meno: come fidarmi di un dio che sa già di morire? La morte, come ogni malattia, ci spaventa tantissimo! Ecco perché ci dice: “morirete dei vostri peccati”. Il peccato è non ascoltare il Signore della Vita e dare ascolto solo alle nostre paure. Il peccato è il rifiuto di sentire che la buona Notizia non scarta la morte! La liturgia sa bene che noi temiamo la morte, ecco perché ci chiede di perseverare nel servizio a Dio, e servire Dio fondamentalmente significa seguire Cristo verso la croce Sua e nostra.

L’altro equivoco nasce dal fatto che Gesù dice: “quando avrete (voi) innalzato…”, quando afferma che non muore ma è ucciso! È il secondo grande ostacolo che ci può far cadere nel nostro perseverare: non solo moriamo, ma moriamo feriti, ammalati, soli, traditi, uccisi. Il peccato del mondo, il nostro peccato, non fa distinzione di vittima! Tante volte sentiamo gente scandalizzata dalla chiesa, dai familiari, dagli amici, dalla sanità ecc. perché hanno – abbiamo fatto cose gravissime! Cadere nel vittimismo ci lascia come il popolo di Israele nella prima lettura: “Perché ci avete fatto…per farci morire…”. Il vittimismo toglie fiducia: simbolicamente è rappresentato dal veleno dei serpenti (Nm 21,4-9 prima lettura), dal peccato che uccide (vangelo), è ciò che ci proibisce di vedere il volto del Signore nel giorno dell’angoscia (salmo).

Pensare a Gesù che viene ucciso può ricordarci chi ci ha fatto del male e ci ricorda coloro che abbiamo ferito. La colletta ci fa chiedere che “anche in questo tempo” in cui ci sentiamo deboli e feriti, in rischio, possiamo rinnovare il nostro spirito: possiamo trovare la riconciliazione con Dio e quindi con le donne e gli uomini che incontriamo.
La sequenza degli equivoci è importante in Giovanni: Gesù dice di essere mortale, dice che è ucciso, ma dice anche che è innalzato: dagli uomini e dal Padre.
Sant’Ignazio di Loyola non temeva nello scrivere che Dio si nasconde nella Passione del Figlio: un mistero grande perché in quell’essere innalzato c’è tutto l’amore tra il Figlio e il Padre e tra il Padre e il Figlio, ma anche tutto il nostro peccato.
Gesù non subisce e basta! Ha evitato la morte più volte, ma c’è nel vivere pienamente una parte di male che non possiamo evitare; il Suo essere elevato è possibile perché il male subito non diviene pretesto per non fidarsi più, per non rinnovare lo spirito, per non riconciliarsi! Egli si consegna al volere del Padre, anche se avviene attraverso molte azioni malvagie.

Gesù invita anche noi a non peccare! La colletta dice: “…ci renda perseveranti nel tuo servizio”. È proprio il messaggio che ci dà l’Acqua viva, il Signore: “…faccio sempre le cose che gli sono gradite”. Quel “sempre” vale “anche” oggi dove la fiducia è messa alla prova!
L’Innalzarsi del Cristo nella nostra quaresima ci deve permettere di chiederci: dove il male che ho subito mi sta fermando nel servizio? Dove il peccato di non ascoltare – non fidarmi blocca la possibilità di riconciliarmi (di essere elevato)? Dove il mio affermarmi non mi permette di ascoltare il “Io sono” di Gesù?

venerdì 27 marzo 2020

Discorso di Papa Francesco in tempo di coronavirus 2020 - venerdì 27-03-2020

Tenere a mente quello che conta davvero



«Venuta la sera» (Mc 4,35). Così inizia il Vangelo che abbiamo ascoltato. Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.
È facile ritrovarci in questo racconto. Quello che risulta difficile è capire l’atteggiamento di Gesù. Mentre i discepoli sono naturalmente allarmati e disperati, Egli sta a poppa, proprio nella parte della barca che per prima va a fondo. E che cosa fa? Nonostante il trambusto, dorme sereno, fiducioso nel Padre – è l’unica volta in cui nel Vangelo vediamo Gesù che dorme –. Quando poi viene svegliato, dopo aver calmato il vento e le acque, si rivolge ai discepoli in tono di rimprovero: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (v. 40).
Cerchiamo di comprendere. In che cosa consiste la mancanza di fede dei discepoli, che si contrappone alla fiducia di Gesù? Essi non avevano smesso di credere in Lui, infatti lo invocano. Ma vediamo come lo invocano: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (v. 38). Non t’importa: pensano che Gesù si disinteressi di loro, che non si curi di loro. Tra di noi, nelle nostre famiglie, una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: “Non t’importa di me?”. È una frase che ferisce e scatena tempeste nel cuore. Avrà scosso anche Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi. Infatti, una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati.
La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità.
Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli.
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, la tua Parola stasera ci colpisce e ci riguarda, tutti. In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”.
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, «ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni. È la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Davanti alla sofferenza, dove si misura il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera sacerdotale di Gesù: «che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21). Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti.
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai.
Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore. In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi. Il Signore ci interpella dalla sua croce a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che ci abita. Non spegniamo la fiammella smorta (cfr Is 42,3), che mai si ammala, e lasciamo che riaccenda la speranza.
Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, di solidarietà. Nella sua croce siamo stati salvati per accogliere la speranza e lasciare che sia essa a rafforzare e sostenere tutte le misure e le strade possibili che ci possono aiutare a custodirci e custodire. Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza.
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Cari fratelli e sorelle, da questo luogo, che racconta la fede rocciosa di Pietro, stasera vorrei affidarvi tutti al Signore, per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora: «Voi non abbiate paura» (Mt 28,5). E noi, insieme a Pietro, “gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché Tu hai cura di noi” (cfr 1 Pt 5,7)

giovedì 26 marzo 2020

padre Armando CARPENEDO - vi conosco?

Ma vi conosco

Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Letteralmente il testo dice: ma vi conosco, l’amore di Dio non trattenete – verbo greco ècho – in voi stessi. Gesù conosce il cuore dell’uomo, lo conosce da dentro e si rivolge a quei cuori che sanno trattenere dentro di loro di tutto fuorché l’amore di Dio.
Il cuore umano può trattenere dentro di sé di tutto, ogni forma di delusione, prigionia, attaccamento, tradimento, presunzione, avidità, ferita, fallimento, paura, competizione, rancore, disprezzo, giudizio, vanagloria, orgoglio, vendetta, e questo è un mal trattenere, nel senso che è un trattenere il male, un trattenere dentro malamente ciò che è male. Questa è la malattia più terribile del cuore umano, origine stessa di ogni altra disarmonia e sofferenza. Gesù conosce questi cuori e questo processo di necrosi e morte e si offre come antidoto e liberazione, ma sa anche che questi cuori, per orgoglio e arrogante protervia, si lasceranno avvelenare e marcire senza chiedere cura e guarigione, dice infatti: Ma voi non volete venire a me per avere vita. Andare verso Gesù significa smettere, smettere con tutta la forza che abbiamo dentro e con tutta la forza che Dio ci dona, di trattenere il male dentro, il male che abbiamo fatto, il male che abbiamo ricevuto. Andare a Gesù e credere in lui è smettere, con determinazione assoluta e grande disciplina, di possedere in noi pensieri e dialoghi interiori protesi a trattenere qualsiasi male in qualsiasi sua forma. Per far entrare Gesù nel nostro cuore, è necessaria una pulizia del nostro orientamento mentale, abitualmente concentrato a trattenere dentro ciò che ci è già stato portato via dagli eventi della vita, senza ringraziare e benedire per tutto quello che rimane. Solo se noi puliamo così il nostro dialogo interiore, Gesù può iniziare a ridonare nuova vita, vita nuova e vera gioia ai suoi figli.
Tu ci conosci da dentro, Signore, e sai che non sempre ce la facciamo a non trattenere il male dentro di noi, non sempre siamo grati per tutto ciò che abbiamo e ci doni continuamente, ma sai anche che venire a te, rimanere in te e avere in noi il tuo amore è il nostro desiderio più grande.
BUONA MEDITAZIONE. PACE E BENE A TUTTI.

domenica 22 marzo 2020

padre Armando CARPENEDO - IV DOMENICA DI QUARESIMA

La vita è un cammino di illuminazione. Un passare dalle tenebre alla luce (cfr. 1Pt 2, 9), e stando al Vangelo di oggi – in fondo a tutto il Nuovo Testamento – questo cammino di illuminazione è paradossale: si giunge alla luce per via di oscurità.
Il cristianesimo, lungi dall’essere un percorso di migliorismo e di perfezione morale, indica la strada verso la luce inabissandosi nell’oscurità. Gesù in modo chiaro afferma che tutti coloro che ritengono di avere gli occhi aperti, di vedere chiaro e che pretendono magari anche di farsi maestri pubblici di chiarezza, sono in realtà dei ciechi, mentre coloro che da sempre son ritenuti incapaci di vedere, gli ignoranti e i non degni di essere ascoltati sono quelli che vedono bene.

Noi non possediamo la luce, ma è la Luce a possederci. Non siamo noi che c’illuminiamo, ma possiamo solo farci illuminare. La luce splende già dentro di noi, il fatto è che noi viviamo sempre al buio, credendo di essere immersi nella luce.
Occorre farsi tenebra, occorre chiudere gli occhi a questo mondo, a questa logica mondana fondata sul potere, l’avere e il successo, per poterli aprire ad una luce che è Vita. È quando rinunceremo a credere di avere tutto chiaro, di possedere tutte le chiavi, di avere in mano la verità, di vedere talmente bene da poter condurre anche gli altri (cfr. Mt 15, 14), solo allora cominceremo ad intravedere l’alba.
È quando si frantumerà il nostro falso sé, l’ego, che la luce potrà irrompere da dentro di noi con tutto il suo splendore. «Dove non c’è più l’io c’è Dio» (Caterina da Genova), perché la luce è sepolta in noi da una fitta coltre di presunta sapienza, conoscenza e religiosità.
È quando cominceremo a chiudere gli occhi anche su Dio, sulla pretesa di conoscerlo, sulle sue false immagini, su ciò che pensiamo esiga e ordini, allora egli si manifesterà per ciò che è realmente, semplicemente perché «si conosce meglio Dio non conoscendolo» (Agostino).
Gesù dirà: «è bene per voi che io me ne vada» (Gv 16, 7). È nella sua assenza che lo percepiamo presente.
Paolo – sulla strada di Damasco – quando non vedrà più nulla, contemplerà Dio (cfr. At 9, 8).

«Più ti si cerca Dio e meno ti si trova. Dovrai cercare Dio in modo tale da non trovarlo in nessuna parte. Se non lo cerchi lo trovi» (Meister Eckhart, Opere latine).
BUONA DOMENICA IV DI QUARESIMA (Gv. 9,1-41).

domenica 15 marzo 2020

Tite Togni - Se vorrai conoscere la forza e la pazienza, dovrai gradire la compagnia degli alberi


Dai link di Tite Togni, insegnante di Yoga

@DolomitesYogaHut
@titetogni
@YOGAXRUNNER

"Se vorrai conoscere la forza e la pazienza, dovrai gradire la compagnia degli alberi" Hal Borland
«È nel momento più freddo dell’anno che il pino e il cipresso, ultimi a perdere le foglie, rivelano la loro tenacia».
(Confucio)
FORZA GENERALE. Come iniziare: "In caso di dubbio: CORE CORE CORE" dice la mia super amica yogini Shana Meyerson Yoga.
Quindi inizia con il Core come mobilità per il riscaldamento. Ricorda: la regola 1 accendi il motore facendo circolare il carburante, la tua "fornace", la tua fonte di azione e respirazione. (Kanda, Dandien, Hara, PANCIA tridimensionale, quindi anche schiena e lati, noché diaframma sopra e pavimento pelvico sotto)
La tua sezione centrale è ciò che lega insieme la metà superiore e la metà inferiore del tuo corpo e se fai fatica a trasferire l'energia creata dalla metà inferiore o superiore non funzionerai al tuo stato ottimale.
Semplici esercizi con il peso corporeo che possono essere divertenti quando vedi la funzionalità della vita di tutti i giorni: accovacciarsi, tirarsi in piedi, in ginocchio e viceversa, SENZA AIUTI ESTERNI, camminare prima di correre e così riconoscerai molte più complesse pose yoga, che sono state create su un "corpo tradizionale" che potrebbe sedersi nel loto per ore o potrebbe trattenere facilmente il respiro per 1 minuto.
L'elenco degli esercizi si alterna tra i movimenti della parte superiore e inferiore del corpo ed è impostato per fare come un circuito, proprio come i saluti del sole Yoga o qualsiasi progressioni di "vinyasa" o "circuiti" di pose come la serie in Ashtanga Yoga, quindi queste sono buone regressioni per creare le basi per procedere con lo yoga in modo sicuro e "connesso", controllato.
Warmup dinamico: #stripperchallenge di @alexia_clark +
tre pose isometriche molto basilari
IPERESTENSIONE PRONI (Salabasana, Locusta, Superman)
PLANK LATERALE sugli AVAMBRACCI (per Chaturanga e tutti gli equilibri sulle braccia)
PLANK INVERSO (Hollowbody Hold, Navasana, Boat pose e Situps posano come Urdva Mukka Pscimottanasana, ma anche uttanasana)
Ogni giorno, per 1 mese, tienili in sequenza, senza riposo, 30 ”per lato . Ogni 2giorni aggiungi 5 " di tenuta e in quattro settimane prova a rompere il muro anche dei 2 minuti per ogni singola postura. RESPIRAZIONE NASALE SEMPRE E SOLO. E' il vostro termometro, oltre che il dettaglio da "elite".
grazie @ matt.tad013teamleader Diella Da Viá per l'ispirazione.

General STRENGTH .How to start: “When in doubt: CORE CORE CORE” my friend super yogini @yogathletica says. so Start with Core as your warm-up mobility. Remember: rule 1 mobilize your “furnace”, your source of action and breathing. (Kanda, Dandien, Hara, BELLY)
Your mid section is what ties the top half and the bottom half of your body together, and if you struggle to transfer the energy created either by the lower or upper half you will not be operating at your optimal state
Simple body-weight exercises that can be fun as you see the functionality for everyday life, to walk before you run and you’ll recognize many more complex yoga poses, that were created on a “traditional body” that could sit in lotus pose for hours, or could easily hold breath for 1 minute.
The exercise list alternates between upper and lower body movements and is set up to do as a circuit, very much like Yoga Sun Salutations or any “vinyasa” or “circuits” progressions of poses like the Series in Ashtanga Yoga, so these are good regressions to create the basis to proceed with yoga in a safe and “connected”, controlled manner.
dynamic warmup: #stripperchallenge by @alexia_clark +
three very very basic isometric poses
FLOOR HYPEREXTENSION (Salabasana, Locust, Superman)
FOREARM SIDE PLANK (for Chaturanga and all arm balances)
REVERSE PLANK (Hollowbody Hold, Navasana, Boat pose and Situps poses like Urdva Mukka Pscimottanasana, but also uttanasana )
Daily , for 1 month , hold them in a sequence, no rest, 30” each and each side, daily. Every other day add 5” hold and in four weeks try to break the wall of even 2 minutes of hold for every single posture .
BREATHING? NOSE ONLY and this is a mantra that not only can save your life nowadays but it's s the' elite' training secret .
grazie @matt.tad013teamleader for the inspiration.
#yogaxrunners #yogaforsports #core #workin #tad013


Tite Togni - Yoga - FORZA GENERALE


Dai link di Tite Togni, insegnante di Yoga

@DolomitesYogaHut
@titetogni
@YOGAXRUNNER

FORZA GENERALE
Come iniziare: "In caso di dubbio: CORE CORE CORE" dice la mia super amica yogini @yogathletica. quindi inizia con il Core come mobilità per il riscaldamento. Ricorda: la regola 1 accendi il motore facendo circolare il carburante, la tua "fornace", la tua fonte di azione e respirazione. (Kanda, Dandien, Hara, PANCIA tridimensionale, quindi anche schiena e lati, noché diaframma sopra e pavimento pelvico sotto)
La tua sezione centrale è ciò che lega insieme la metà superiore e la metà inferiore del tuo corpo e se fai fatica a trasferire l'energia creata dalla metà inferiore o superiore non funzionerai al tuo stato ottimale.
Semplici esercizi con il peso corporeo che possono essere divertenti quando vedi la funzionalità della vita di tutti i giorni: accovacciarsi, tirarsi in piedi, in ginocchio e viceversa, SENZA AIUTI ESTERNI, camminare prima di correre e così riconoscerai molte più complesse pose yoga, che sono state create su un "corpo tradizionale" che potrebbe sedersi nel loto per ore o potrebbe trattenere facilmente il respiro per 1 minuto.
L'elenco degli esercizi si alterna tra i movimenti della parte superiore e inferiore del corpo ed è impostato per fare come un circuito, proprio come i saluti del sole Yoga o qualsiasi progressioni di "vinyasa" o "circuiti" di pose come la serie in Ashtanga Yoga, quindi queste sono buone regressioni per creare le basi per procedere con lo yoga in modo sicuro e "connesso", controllato.
Warmup dinamico: #stripperchallenge di @alexia_clark +
tre pose isometriche molto basilari
IPERESTENSIONE PRONI (Salabasana, Locusta, Superman)
PLANK LATERALE sugli AVAMBRACCI (per Chaturanga e tutti gli equilibri sulle braccia)
PLANK INVERSO (Hollowbody Hold, Navasana, Boat pose e Situps posano come Urdva Mukka Pscimottanasana, ma anche uttanasana)
Ogni giorno, per 1 mese, tienili in sequenza, senza riposo, 30 ”per lato . Ogni 2giorni aggiungi 5 " di tenuta e in quattro settimane prova a rompere il muro anche dei 2 minuti per ogni singola postura. RESPIRAZIONE NASALE SEMPRE E SOLO. E' il vostro termometro, oltre che il dettaglio da "elite".
grazie @ matt.tad013teamleader per l'ispirazione.

General STRENGTH .How to start: “When in doubt: CORE CORE CORE” my friend super yogini @yogathletica says. so Start with Core as your warm-up mobility. Remember: rule 1 mobilize your “furnace”, your source of action and breathing. (Kanda, Dandien, Hara, BELLY)
Your mid section is what ties the top half and the bottom half of your body together, and if you struggle to transfer the energy created either by the lower or upper half you will not be operating at your optimal state
Simple body-weight exercises that can be fun as you see the functionality for everyday life, to walk before you run and you’ll recognize many more complex yoga poses, that were created on a “traditional body” that could sit in lotus pose for hours, or could easily hold breath for 1 minute.
The exercise list alternates between upper and lower body movements and is set up to do as a circuit, very much like Yoga Sun Salutations or any “vinyasa” or “circuits” progressions of poses like the Series in Ashtanga Yoga, so these are good regressions to create the basis to proceed with yoga in a safe and “connected”, controlled manner.
dynamic warmup: #stripperchallenge by @alexia_clark +
three very very basic isometric poses
FLOOR HYPEREXTENSION (Salabasana, Locust, Superman)
FOREARM SIDE PLANK (for Chaturanga and all arm balances)
REVERSE PLANK (Hollowbody Hold, Navasana, Boat pose and Situps poses like Urdva Mukka Pscimottanasana, but also uttanasana )
Daily , for 1 month , hold them in a sequence, no rest, 30” each and each side, daily. Every other day add 5” hold and in four weeks try to break the wall of even 2 minutes of hold for every single posture .
grazie @matt.tad013teamleader for the inspiration .

Tite Togni - Yoga - SLOW DOWN TO RISE UP


Dai link di Tite Togni, insegnante di Yoga:
Insegnante certificata Iyengar dal 2006, Master post universitario in Yoga Studies all’Università di Venezia Cà Foscari, TITE TOGNI, corre continuativamente anche 100km intorno al Monte Bianco o alle Tre Cime di Lavaredo “grazie e con lo yoga”, e per questo si prodiga a diffondere lo yoga nel mondo podistico, con il progetto “YOGAXRUNNERS”.

@DolomitesYogaHut
@titetogni
@YOGAXRUNNER



SLOW DOWN TO RISE UP 🌅
In questa occasione di guerra in trincea più che mai mi tornano in mente gli insegnamenti delle ARTI MARZIALI ,YOGA compreso, tutte nate per far resistere a lungo in salute l' uomo in condizioni estreme mediante l' osservazione non di vetrini in laboratorio, ma tramite l' osservazione e l' allineamento dei propri ritmi con quelli della natura a partire dei suoi elementi, i quali tendono (cioè vivono ) a muoversi, fluendo in silenzio dal proprio nucleo in un movimento ciclico e circolare di espansione e contrazione in tutti i raggi motori e su tutti i piani , esattamente come la nostra pancia, il centro di gravità.
Quindi la norma fisiologica e' movimento lento e fluido ma perchè? Per essere pronti per lo scatto: l' eccezione che ti salva la vita. Energia e prontezza che mio maestro Iyengar chiamava ' freschezza' .
' Osserva il gatto 🐈 per tre mesi e poi torna', insegnamento di uno dei più grandi maestri di Tai Chi.
Quindi le posizioni yoga tutte partono da l principio intenzione suggellata in Patanjali ma proveniente dalle religioni animaliste Bon e poi il Buddismo : STIRA SUKHAM ASANAM = il movimento del corpo è funzionale se e STABILE MA CALMO , il che è una rappresentazione sintetica dello YIN YANG del Tao ☯️: calma mobilità, in movimento centrato . La ruota insomma 🎡 che si muove A PARTIRE DAL PROPRIO CENTRO (Kanda Hara, Dandien) nello spazio, in Infiniti, creativi ...Infiniti o figure 8  senza fare casino, fluendo e senza troppo farsi vedere da eventuali nemici (quindi RESPIRANDO POCO E DAL NASO), proprio come ha fatto il virus che si è insinuato trovando la breccia aperta .
Inoltre ☯️ ricorda che per spingere devi tirare, per colpire devi cedere , per contrarre devi rilassare e per contrarre devi estendere, per andare forte devi...rallentare .
Quindi 'conosci il tuo nemico' (Lao Tsu) oggi vuol dire
Ricominciamo a riappropriarci del nostro nucleo di ACCIAIO " STEEL WRAPPED IN COTTON" e ' muoviamoci poco, dall' interno e senza fare casino, per ritrovare il nostro profondo bunker.
' Move as fast as you can control' .
Lo yoga è vinyasa ossia flusso corrente tra movimento struttura e respiro ma ancor più in coerenza con movimento della natura . 📽🤓Vedete le innumerevoli posizioni nascoste in quella sequenza basilare? Squat, malasana, Janu Sirsasana, Matsyendrasana e i vari parivritta (torsione) e parsva (laterali) . Ma come possiamo pretendere di rifletterci in avanti con la testa sul ginocchio se non riusciamo a passare da in piedi a seduti con tranquillita' e controllo ?
Iniziamo ogni mattina🌅 da lì: dalla pancia , BOCCA CHIUSA, muovete la pancia in fluidi Infiniti. Sapevate che prima degli otto rami dello yoga , prima delle posizioni, e prima ancora dei propositi e comportamenti etici e prima ancora del respiro ...ci sono gli SHAT-KRIYA? OSSIA LE OPERAZIONI DI PULIZIA ? il primo è NAULI : auto massaggio del proprio ' cinabro della potenza' , la pancia insomma trattenendo il respiro .
Quindi NAULI 1ST
Poi procedete con gli SQUAT: e riprovate Infiniti con la pancia.
Poi semmai procedete con i numeri da circo. 🎪 Se no esplorate quanti infinite potete disegnare dentro di voi a partire dai ' bandha' tanto di moda , cioè le ARTICOLAZIONI .
Ritrovate il 🎪☯️🎡🌐 dentro di voi , prerequisito per preparare stabilità e forza d' acciaio🔩 nascosta da soffice cotone 🍬💪 e per essere sempre pronti per lo scatto e cogliere il nemico di sorpresa.
'Adapt and stay flexible' Shifu Yan Lei

📽 grazie a Andrea Turri personal trainer e a George Corso CSCS per l' ispirazione.
' Se #Restateacasa potete riconnettervi col vostro corpo'
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sabato 14 marzo 2020

coronavirus 2019-2020

“FB: Centro Meteorologico Lombardo”

Inferno Dantesco - opera di Botticelli


"In una condizione d’emergenza la paura trova terreno fertile: s’impadronisce dei nostri pensieri, mina il buon senso e soprattutto ci priva di punti di riferimento. Questa sensazione di smarrimento coinvolge chiunque: investe chi ha il compito di prendere in fretta decisioni importanti, talora senza precedenti, così come colpisce “l’uomo della strada”, che si barcamena in una tempesta emotiva che non conosce previsione. La rapidità con cui la situazione si evolve è un fattore chiave, perché determina la velocità con cui è necessario fronteggiarla.

Diversi nostri collaboratori volontari sono attualmente impegnati nella gestione della crisi lombarda, regione tra le più colpite al mondo. Qualcuno, da medico o infermiere, in prima linea nelle strutture ospedaliere, con sforzi ai limiti dell’umano. Qualcun altro nella Protezione Civile o in tutte le organizzazioni che stanno cercando di aiutare chi più ne ha bisogno. Qualcun altro ancora, occupato in servizi essenziali, è alle prese con una condizione lavorativa spinta al surreale. Il resto vive alla giornata, per lo più isolato tra le mura domestiche, dove ogni centimetro quadrato si riscopre prezioso e il tempo, un poco alla volta, leva la polvere a sentimenti sommersi e valori dimenticati, spesso i più semplici, ad esempio di essere parte di una famiglia.

In queste ultime settimane ci avete scritto in tanti, chi per sapere se era tutto ok, chi per salutare o condividere un momento. Quando sei innamorato di una disciplina, e dunque la coccoli con il cuore d’appassionato più che con le rigide formule di un analista, una buona predisposizione d’animo è premessa irrinunciabile per scrivere qualcosa di piacevole. Se manca quella, parlare di meteo diventa complicato... e mai come in questi giorni ci si rende conto di quanto una forte difficoltà tenda ad alimentare nella mente due reazioni diametralmente opposte: il silenzio e il caos. Un caotico silenzio interiore non è probabilmente il migliore amico della penna, o forse non lo è nei primi momenti.

Alcuni di noi, da appassionati di scienza prima che di meteorologia (lo ricordiamo, noi non siamo meteorologi professionisti ma appassionati di meteorologia che nella vita lavorano come medici, fisici, biologi, ingegneri, tecnici di laboratorio, chimici, etc.) da giorni si confrontano per cercare di capire qualcosa in più su quello che sta accadendo. Raccogliere informazioni non è semplice e gli aggiornamenti incalzano a ritmi forsennati. Gli stessi “addetti ai lavori” (o delegati tali) palesano nervosismi e/o divergenze d’opinione che disorientano il pubblico. Preso atto della babele comunicativa, le uniche fonti su cui ci siamo concentrati sono le recenti pubblicazioni scientifiche (es.: https://www.ncbi.nlm.nih.gov) e l’esperienza del personale medico impegnato sul campo, con cui, sera dopo sera, in condizioni fisico-emotive che definire strazianti è un eufemismo, s’ha modo di condividere osservazioni dirette.

Cosa ne esce? Pochissime sicurezze, tantissimi dubbi.

Punto per punto, quanto segue è un riassunto di alcuni tra gli aspetti più “delicati” sul tema, dedicando particolare attenzione a quelli che magari hanno avuto molta meno visibilità di quanto meriterebbero.
Sia chiaro: nessuno è depositario di certezze e tutto è perfettibile: ben vengano i commenti volti a correggere errori/imprecisioni o ad integrare con informazioni più aggiornate o provenienti da fonti attendibili più recenti.
E’ il momento di unire le forze, tirare fuori il meglio da ciascuno di noi, esaltare i sentimenti positivi e mandare in soffitta ogni forma di polemica.
Se andrà tutto o bene o andrà un po’ meno bene non lo può sapere nessuno, ma di sicuro andrà meglio se concentriamo i nostri sforzi verso un comportamento collettivo ed individuale il più possibile ragionato, consapevole e responsabile.
Un caro abbraccio virtuale a tutti voi e un abbraccio ancora più forte a chi sta affrontando da vicino l’emergenza donando l’anima pur di contenere i danni.

1) Il problema non è “il virus”. Il problema, più precisamente, è ciò che la propagazione locale di questa infezione virale sta comportando sul nostro (eccellente) sistema sanitario. Tante più persone del solito, contemporaneamente, hanno mostrato necessità di urgente assistenza medica per la medesima cosa: grave insufficienza respiratoria. Questa condizione anomala può mettere in seria difficoltà strutture e personale anche con numeri assoluti relativamente piccolini, con i posti in terapia intensiva che si esauriscono in fretta, giacché – in tempi di “quiete” sanitaria – simili ricoveri sono estremamente più diluiti nel tempo.
Un sistema sanitario completamente sbilanciato verso l’assistenza d’emergenza in malattie infettive espone al pericolo di non riuscire a trattare con sufficiente prontezza e sicurezza chi necessita di altre cure d’urgenza. Chi si rompe una gamba. Chi si taglia un dito mentre è al lavoro. Chi ha una crisi cardiaca. Chi ha una colica. Chi resta coinvolto in un incidente stradale. O più semplicemente una donna che deve partorire. Per questa ragione la serietà della crisi sta nel fatto che coinvolge potenzialmente TUTTI, “sani” inclusi, nessuno escluso. Attenzione. Non ci si accorge di questo problema collaterale finché non si ha bisogno di assistenza, ma non per questo il problema non esiste.

2) Prima di gennaio, probabilmente quasi nessuno aveva mai sentito pronunciare la parola “coronavirus”. L’argomento generale non è una novità: i primi ceppi di coronavirus in grado di infettare gli esseri umani sono stati studiati 50 anni fa. Agli effetti sono i principali responsabili dei comuni raffreddori. Alcuni ceppi, noti dal 2003, possono comportare severe complicanze respiratorie. Cosa differenzia questo ultimo nuovo arrivato, denominato “SARS-CoV-2”, dai più comuni ceppi influenzali? Le differenze sono sostanzialmente due: è NUOVO, e può comportare severe complicanze respiratorie. Tra le due, la più grave è la prima. Un virus nuovo è un virus ignoto a ogni sistema immunitario. Chiunque è infettabile: non esiste copertura vaccinale, non esiste immunità acquisita per infezione pregressa. Ciò espone il mondo intero a una possibile pandemia, la cui espressione nel tempo e nello spazio è sostanzialmente imprevedibile.

3) Uno degli aspetti più affascinanti dei virus è il loro meccanismo di replicazione, che non può avvenire in maniera indipendente, dunque “sfrutta” le nostre cellule. Durante questo procedimento in cui il virus copia se stesso, accadono degli errori. Questo significa che una copia del virus non è perfettamente identica a quella precedente. Alcuni virus tendono a rimanere assai stabili, mentre altri virus (i coronavirus in primis) tendono a mutare più facilmente e rapidamente, dunque la permanenza del virus nell’ospite promuove piccole e progressive variazioni (“mutazioni”) nel patrimonio genetico del virus stesso.
Ciò determina una conseguenza importantissima: quando siamo infetti e contagiamo una persona, passiamo un virus che può essere leggermente DIVERSO da quello che abbiamo inizialmente contratto.
Ora: immaginate di acquistare una copia manoscritta della “Divina Commedia”. Immaginate di trascriverla a mano e donarla a un amico. Se per disattenzione “selva oscura” diventasse “selva scura”, tutto sommato l’effetto non varierebbe di molto. Se invece “l’amor che move il sole” diventasse “l’amor che move il sale”, beh allora nel prossimo lettore potrebbe esserci qualche conseguenza più seria.
Si perdoni questo sciocco esempio per passare un concetto importante: una variazione, per quanto possa essere piccola, può determinare conseguenze importanti.
Un virus fortemente predisposto alle mutazioni, pertanto, è un generatore di casini imprevedibili per eccellenza. Orbene: la letteratura medica suggerisce che, di norma, un virus cerca di cambiare “aspetto” per essere in equilibrio con il sistema immunitario ospite, che continua ad aggredirlo. E’ un dannato trasformista. Conseguenze? Principalmente tre. Vediamole.

4) Prima conseguenza della mutazione virale è l’impossibilità di prevedere con precisione gli effetti della malattia nel tempo e nello spazio, mentre il contagio procede, persona dopo persona, settimana dopo settimana, città dopo città, stato dopo stato, continente dopo continente. I principali centri di ricerca cercano di “inseguire” le catene di mutazione, isolandoli nei pazienti e sequenziandone il genoma (qui lo stato dell’arte per il Covid-19: https://www.gisaid.org/epiflu-applications/next-hcov-19-app). Ogni “bit” diverso, potenzialmente, può determinare conseguenze diverse nell’ospite infettato. Quali? Non si sa. Si può ipotizzare, serve molta ricerca, servono moltissimi dati. L’evidenza scientifica, ad oggi, sembra mostrare genomi ancora abbastanza simili ai primissimi isolati in Cina, anche se qualche ricercatore ha notato che alcune piccole mutazioni su una specifica proteina possono aumentare in modo consistente la facilità di aggressione dell’organismo, in particolare delle cellule nelle basse vie respiratorie. Per questa ragione quando leggete “paziente infetto da coronavirus” … beh, non si può sapere quali dannate sequenze di RNA caratterizzino la specifica carica virale che l’ha contagiato. Dipende! E' affidato al caso. Questo fatto, con ogni probabilità, comporta che lo spettro dei possibili sintomi, pur con alcuni denominatori comuni, sia abbastanza complesso e soprattutto variabile in severità.

5) Seconda conseguenza della mutazione virale è l’adattamento all’ospite. Più un virus è in grado di mutare rapidamente, più l’ospite fatica a debellarlo. Il quadro sintomatico solitamente osserva cicli progressivi di guarigione e nuovo leggero peggioramento. Man mano che l’organismo riesce a produrre anticorpi specifici, il virus cambia un poco il suo abito e dunque può necessitare di una nuova risposta anticorpale e soprattutto può riuscire ad attaccare altre cellule in altri organi (anche se, di solito, con sintomi via via più lievi). La guarigione completa è dunque un processo molto articolato, che passa per più stadi successivi di convalescenza, nei quali l’ospite continua ad avere ancora in corpo una blanda infiammazione di origine virale. E tecnicamente l’ospite può ancora essere contagioso (seppur con minore efficacia), benché la presenza del virus (es. a classico tampone naso-faringeo) non sia più individuabile da un bel pezzo.

6) Terza conseguenza della mutazione virale è l’espressione di forte variabilità nella malattia da individuo a individuo. Più un virus ha la tendenza al “trasformismo”, più svilupperà piccole differenze nelle sue proteine più importanti (quelle che usa per “scardinare” le cellule), più sarà evidenziata la naturale variabilità genetica della popolazione, ossia: a seconda dei casi (quale RNA virale – quali sfumature genetiche dell’ospite), qualche persona sarà un ospite più facilmente devastabile, mentre qualcun altro sarà un osso molto più duro. E questo, attenzione, a parità di età. In questo caso specifico, diversi studi mettono in guardia sull’enorme numero di pazienti asintomatici (o quasi asintomatici) nei quali è stata confermata la presenza del Covid-19. In alcuni articoli si arriva addirittura a citare il 65% di quasi-asintomatici (generici sintomi para-influenzali). Potete ben capire che un numero così elevato comporta una conseguenza facilmente immaginabile: un esercito di italiani ha già contratto il patogeno, i primi già da gennaio (o forse ancora prima), senza essersene sostanzialmente accorto. L’epidemia ha potuto procedere sottotraccia, finché ha palesato il problema in tutta la sua gravità quando i numeri sono cresciuti esponenzialmente e l’evidenza ha raggiunto misure non più equivocabili per “generica complicanza influenzale”.
Col senno di poi, diversi medici in alcune province lombarde ricordano di “strane polmoniti virali”, per le quali i primissimi casi, ancora non confermabili ufficialmente, potrebbero addirittura essere ridatati a dicembre. Bisognerà attendere per conferme.

7) In forza a quanto sopra espresso, e in virtù del fatto che le direttive del SSN non hanno disposto tamponi casuali a tappeto (cioè a prescindere dallo stato di salute) né hanno avuto modo di effettuare controlli alla stragrande maggioranza di tutti coloro che hanno manifestato solo sintomi lievi e non hanno richiesto assistenza (né tantomeno agli ignari asintomatici), il numero ufficiale di “contagiati”, basato sui soli tamponi effettuati, è sostanzialmente privo di significato epidemiologico, nel senso che non è in grado di fornire un quadro reale degli infettati in valore assoluto, ma solo della sua eventuale progressione nel tempo. Alcuni virologi stimano una sottostima fino a 2 o addirittura 3 ordini di grandezza (in poche parole, si dovrebbero aggiungere fino a tre zeri). Detto in altre parole, per ogni tampone positivo ci sarebbero verosimilmente altre centinaia di persone che hanno già contratto il virus ma o hanno sviluppato sintomi lievi (o nessun sintomo) oppure hanno avuto un decorso influenzale nel proprio domicilio, senza complicanze, senza necessità di assistenza. Ben inteso: questo dato NON deve assolutamente sminuire la portata della pandemia, che è oltremodo devastante, ma può essere molto utile a ragionare il problema con maggiore consapevolezza.
A questa osservazione è necessario aggiungere che un numero non trascurabile di pazienti ricoverati in condizioni critiche, con quadro del tutto compatibile con la complicanza tipica della malattia – polmonite interstiziale bilaterale – sono risultati negativi al tampone (dunque falsi negativi). Ad ogni modo, a prescindere dal monitoraggio della pandemia (che dunque è estremamente complesso), la direzione è quella di predisporre ogni risorsa immaginabile per essere pronti a curare il maggior numero di persone, sperando che il numero di ricoveri cali il più rapidamente possibile.

8) Sulla base delle evidenze sopra esposte, seguono alcune considerazioni di buon senso:

- tanto più che non possiamo oggettivamente sapere di essere (stati) infettati, e addirittura potremmo avere già superato la malattia in completa indifferenza pur essendo ancora contagiosi, è quanto mai opportuno osservare scrupolosamente le norme di contenimento in atto per cercare di rallentare, per quanto possibile e il più possibile, il decorso complessivo del contagio;

- le categorie più a rischio, com’è noto, sono gli anziani, specie se con patologie pregresse. E’ opportuno dirottare ogni nostra risorsa per aiutarle e consentire loro la minore interazione sociale possibile (anche con chi non presenta sintomi). ll nostro Paese recepisce l’enorme valore etico di curare TUTTI i cittadini, indistintamente e gratuitamente, dal bimbo all’ultracentenario. Ogni vita è preziosa. In questo siamo i primi al mondo. Dobbiamo esserne orgogliosi.

- Chiunque abbia in corso una forma influenzale o simil-influenzale, anche con sintomi estremamente lievi, osservi la massima cura di sé e cerchi di ridurre al minimo le interazioni sociali. Tradotto, per i giovani: non fate cazzate trascurandovi o peggio uscendo di casa, perché “tanto ho solo un mal di gola”. La complicanza non guarda in faccia a nessuno. Il fatto che la degenerazione in polmonite grave sia molto più rara nei giovani, non vi autorizza a cercarvela a tutti i costi in strafottenza, mettendo peraltro a rischio la salute di chiunque incontriate nel frattempo.

- Per chi è “recluso” in casa 24h su 24: abbiate cura della vostra mente, oltre al vostro corpo. Sono giorni complicati, di privazione, in cui è necessario uno sforzo non indifferente per mantenere un sano equilibrio mentale. Cercate, per quanto possibile, di programmarvi le giornate anzitempo. Non abbandonatevi al nulla e, per chi non può avere contatti fisici coi propri cari, sfruttate l’enorme vantaggio offerto dalle tecnologie (videochiamate, etc.). Le difficoltà più grandi si superano insieme.

Fonti:

1. Fung and Liu, (2019) - Human coronavirus: host-pathogen interaction. Annu. Rev. Microbiol., 73 (2019), pp. 529-557

2. Phan, Tung. (2020) - Genetic diversity and evolution of SARS-CoV-2. Infection, Genetics and Evolution. 81. 104260. 10.1016/j.meegid.2020.104260. 

3. Cao, Yanan et.al. (2020) - Comparative genetic analysis of the novel coronavirus (2019-nCoV/SARS-CoV-2) receptor ACE2 in different populations. Cell Discovery. 6. 11. 10.1038/s41421-020-0147-1.

4. Yair Cardenas-Conejo et.al. (2020) - Exclusive 42 amino acid signature in pp1ab protein provides insights into the evolutive history of the 2019 novel human-pathogenic coronavirus (SARS-CoV2).

5. Lu R, Zhao X, Li J, et al. (2020) - Genomic characterisation and epidemiology of 2019 novel coronavirus: implications for virus origins and receptor binding. Lancet 2020;395:565-574"

giovedì 12 marzo 2020

padre Armando CARPENEDO - meditazione del Vangelo 12/03/2020

MEDITAZIONE DEL VANGELO DEL 12/03/2020

"Lazzaro fu portato dagli angeli nel seno di Abramo" (Lc 16,19-31)
Il vostro compito è angelico. 

Se dobbiamo sopportare qualche pena, se dobbiamo mortificarci un po', pazientiamo ancora. 
Eccolo già il fine e il termine della vita, saremo portati dai santi angeli e saremo nella gioia per l'eternità, coeredi con tutti i santi dei beni che ci sono stati promessi (cfr Eb 11,9). (...)

Ecco perché ormai accettiamo con pazienza quanto ci succede; poiché riceveremo in cambio una felicità eterna, come invece la disgrazia si abbatterà su coloro che fanno il male. Il cielo ci risparmi di sentire: "Hai ricevuto i tuoi beni durante la vita ...; ora invece lui è consolato", e " tra noi e voi è stabilito un grande abisso" (Lc 16,25-26). 


Non sono terribili a udirsi e a pensarle queste parole divine che separano il peccatore dal giusto? 
Infatti, la distanza, l'abisso, la perdita e la caduta di coloro che sono nel peccato li allontanano dal Signore nostro Dio quanto il cielo è lontano dalla terra (cfr Is 55,9). 

Ma coloro che, come voi, desiderano ardentemente essere ogni giorno suoi amici e veri servitori entreranno con lui nelle dimore celesti, nella Gerusalemme di lassù (cfr Ga 4,26), la città grande, piena di meraviglie inimmaginabili, alla quale appartengono una gloria senza limiti e una eterna potenza; là ci vedremo gli uni gli altri e ci conosceremo perfettamente. 

Ed io lo credo, se compiamo la volontà di Dio, saremo tutti insieme nella gioia eterna. (...)
Possiate anche voi comportarvi in modo angelico, ben stretti al braccio di Dio che vi dà forza, agli incoraggiamenti dello Spirito Santo che vi conferma, ai santi angeli, a tutti i martiri e santi benedetti da Dio che vi vengono in aiuto.

venerdì 6 marzo 2020

Guernica - Pablo Picasso



Il bombardamento di Guernica fu il primo atto di 'guerra totale' dei tempi moderni, pensato non per colpire la forza militare del nemico ma per terrorizzare la popolazione civile.

Siamo nel 1937. Il lunedì 26 aprile era giorno di mercato a Guernica.
Ma già a inizio pomeriggio i banchetti erano stati smontati. 
La linea del fronte della Guerra Civile spagnola era vicina.

i franchisti controllavano la vicina Vitoria-Gasteiz, e al mercato c'era ben poco da vendere o comprare, scarseggiava tutto, compreso il cibo.
Adolf Hitler ordina al generale Wolfgang von Richtofen di aiutare il futuro dittatore Francisco Franco a soffocare nel sangue la Repubblica. Hitler Manda in Spagna agli ordini del generale, Rudolf von Moreau chiamato il “Barone Nero”, eroe della Legione Condor. Alle 16.30 il suo Heinkel 51 fa un primo passaggio a bassa quota nel cielo della cittadina simbolo del nazionalismo basco.
Heinkel 51

Poco dopo torna per sganciare le prime tre bombe.
È una strage! Il bombardamento a tappeto dura tre ore. Il tempo sembra non passare mai. 
Junker 52

Dornier 17

Messerschmidt 109

Fiat CR32

Vengono sganciate 31 tonnellate di bombe dagli Heinkel 51, dagli Junker 52, dai Dornier 17, dai Messerschmidt 109, con il supporto dei Fiat CR32 italiani della Aviazione Legionaria di Benito Mussolini.
Gli abitanti di Guernica sono terrorizzati, gli aerei tedeschi, supportati dagli italiani, fanno cadere centinaia di bombe sugli abitanti terrorizzati.
La storia raccontata da Franchisti, nazisti e fascisti dice di aver voluto colpire obiettivi strategici, il ponte di Erreteria, e una fabbrica di armi. Nessuno dei due obiettivi furono colpiti.
Il Museo de la Paz de Gernika ricorda che le bombe invece l'85% del centro di Guernica. Le mitragliatrici dei caccia e le bombe incendiarie sganciate sui civili in fuga fecero una strage. Solo nel rifugio di calle Andra Marti scrisse il sindaco José Labauria morirono 450 persone. Tutti civili, anziani, donne, bambini. Il governo basco contò 1.654 morti, centinaia i feriti. Pochi giorni dopo il bombardamento Guernica cadeva nelle mani dei franchisti.
I Franchisti per non lasciare traccia del massacro distrussero i registri civili.
I resoconti degli inviati della stampa internazionale presenti raccontarono al mondo l'orrore di Guernica.
L’esperienza fatta dagli uomini di Hitler “La strategia del terrore per demoralizzare il nemico” sperimentata nella cittadina basca sarà poi usata dai nazisti nella seconda guerra mondiale. E ispirerà strateghi e terroristi nei conflitti più recenti
Hermann Goering al processo di Norimberga confesserà "In Spagna ho avuto l'opportunità di provare la mia giovane forza aerea. I miei uomini hanno fatto esperienza"
Il quadro di Pablo Picasso “Guernica” icona della pittura mondiale, prende ispirazione dai resoconti del giornalista del Times George Steer.
Era stato chiesto a Picasso un'opera sulle sofferenze della Guerra Civile e la barbarie franchista per il Padiglione Spagnolo all'esposizione universale di Parigi del 1937. Un'opera contro gli orrori della guerra e del fascismo. Prima di morire il maestro vietò che fosse portata in Spagna sotto la dittatura. Arrivò a Madrid solo dopo la morte di Franco nel 1975.
Era il 1940 quando un ufficiale nazista entrò nello studio di Picasso in rue des Grands Augustins. “Avete fatto voi questo orrore?” domandò indicando il Guernica e Picasso rispose: “No. L’avete fatto voi”.