mercoledì 23 ottobre 2013

OBERGABELHORN 4063 mt Il 4000 dimenticato.

OBERGABELHORN 4063 mt Il 4000 dimenticato. 

E' il 3 settembre 2005 alla Rothornhutte e sto guardando il diario del rifugio.

Ora capisco perchè a casa ho avuto l'impressione di una montagna poco conosciuta.

Cercando su internet la documentazione per l'ascensione a questa vetta, ho trovato solo quelle in tedesco.

In effetti, dal diario si contavano molte firme nell'arco di un anno (di cui solo 20 erano italiane),

e di solo il 5 percento dichiarava di salire l'Obergabelhorn,

mentre tutti gli altri erano diretti alla più conosciuta Zinalrothorn.





La Corona Imperiale (Obergabelhorn, Zinalrothorn e Weisshorn)

L'Obergabelhorn insieme al Weisshorn, allo Zinalrothorn e alla Dent Blanche

fanno parte del gruppo di montagne denominate "La corona Imperiale":

vette sopra i 4000 mt che dividono la Mattertal dalla val d'Herens. Rispetto all'Italia si trovano a Nord del Cervino.

Queste montagne sono in condizioni più naturali e selvagge rispetto alle celebri vette vicine (Cervino e Monte Rosa),

difatti nessuna funivia o cremagliera ha sfigurato i loro pendii.

I rifugi sono alti rispetto ai paesi vicini e i sentieri per raggiungerli lunghi.

L'Obergabelhorn tra queste vette è quella meno conosciuta.

E' una piramide simmetrica con quattro facce, una bella parete Nord ed un'assolata parete Sud.

Nella classifica delle più belle montagne molte persone mettono questa vetta al primo posto davanti al Weisshorn ed al Cervino.

Ho una gran passione, da quando vado in montagna, per le vette sopra i 4000 metri;

quell'aria leggera che punzecchia il naso e che ti fa girare un po' la testa mi attira come una calamita e, appena arrivato in cima ad un 4000 inizio a pensare al prossimo che salirò.

Effettivamente di 4000 ne ho già saliti diversi (circa 44) e l'Obergabelhorn è stato l'ultimo, salito tra il 3 - 4 settembre 2005 insieme a due amici.

La scelta di questa vetta è avvenuta così, un po' per caso, guardando sulla cartina e sfogliando qualche libro sui 4000.

Questa volta però abbiamo deciso di prendercela comoda, dedicando alla "spedizione" tre giorni: uno per la salita al rifugio, uno per la vetta ed uno per ritornare a casa.

Tutte le volte mi riprometto di fare uno zaino più leggero, tolgo tutto ciò che mi sembra superfluo, ma il peso si aggira sempre sui 18 kg: mi sembra di essere un mulo degli alpini;

ma come fanno quelli che hanno uno zaino che pesa la metà del mio?







Per salire al rifugio Rothornhutte si parte da Zermatt; dopo aver lasciato la stazione ferroviaria che arriva da Tasch a Zermatt, si procede in paese per qualche minuto e,

dopo aver superato la casa delle guide, sì svolta a destra (attenzione il cartello è posto molto in alto) seguendo le indicazioni per Trift e Edelweiss.

Si prosegue sulle sponde del Triftbach fino al rifugio Edelweiss (1961 mt).

Da qui si prosegue sul bel sentiero che conduce al Trifthotel (2337 mt). Questo sentiero è ricco di flora alpina segnalata da degli esaustivi cartelli indicatori.

La giornata è calda ed al Trifthotel ci fermiamo un'oretta per rifocillarci,

Stando seduti nell'erba bassa possiamo ammirare davanti a noi le pareti Sud dell'Hobergabelhorn e dello Zinalrothorn Si vede anche la nostra destinazione d'oggi:

alla fine della morena che sale davanti a noi c'è il rifugio Rothornhutte, circa 800 metri più in alto.




Dal trifthotel parte un ampio sentiero fino al laghetto del Triftsee e da qui sulla morena fino a raggiungere il rifugio a 3178 mt, in tutto 1700 mt e circa 5 ore.

Questo rifugio e gestito da una coppia giovane e simpatica. Si capisce che c'è la mano di una ragazza perché è tutto ben pulito ed in ordine,

alle finestre ci sono delle tendine di pizzo e nei lavatoi altre al necessario per rendere il locale profumato, c'è il sapone liquido e la crema protettiva per tutti.

I servizi igienici però, come nella maggior parte dei rifugi svizzeri, lasciano un po' a desiderare, i prezzi invece sono in linea con quelli italiani.

Per quanto riguarda il mangiare invece, una buona minestra di verdure, la pastasciutta senza condimento, un arrosto con abbondante sugo (che serve per condire la pastasciutta),

tanta verdura ed il dolce, tutto molto abbondante e con la possibilità di fare il bis.

Siamo gli unici italiani presenti al rifugio poi svizzeri, francesi, tedeschi, spagnoli e persino due americani.

Alla sera si mette al brutto ed in alto nevica, però avendo studiato bene le previsioni atmosferiche, sappiamo che domani sarà bello e quindi non ci preoccupiamo.

Sveglia alle 4:30, non ho voglia di fare colazione ma mi sforzo perché la giornata sarà lunga e così prendo caffe-latte, pane, burro e marmellata.

Alle 5:00 partiamo alla luce delle frontali, ci sono le stelle ma niente luna; abbiamo calzato i ramponi perché dopo 100 metri mettiamo i piedi sul ghiacciaio del Trift Gletscher.


Ci sono molti crepacci e bisogna stare attenti. E' buio pesto e davanti a noi non c'è nessuno, tutti vanno verso la Zinalrothorn.

Con un percorso a semicerchio in salita raggiungiamo sul ghiacciaio una spalla nevosa a circa 3650 mt sulla cresta est-nordest della Wellenkuppe.



Dai qui proseguiamo per la crestina (II) fino ad una spalla,poi per belle placche (qualche passo di III) raggiungiamo la vetta della Wellenkuppe a 3903 mt.

Abbassandoci per la cresta nevosa fino al Gran Gendarme lo risaliamo fino alla cima (IV+ volendo ci si può aiutare con delle corde fisse messe dalle guide svizzere nei passaggi più difficili).

Diversi passaggi su roccia si trovano ricoperti da un sottile strato di ghiaccio/neve caduto nella notte.


Di là dal Gran Gendarme proseguendo per la ripida cresta tra neve e roccia (50°) arriviamo fino alla sottile cima.


In cima ci troviamo alle 11:30 in tre cordate: noi dalla ENE Wellenkuppe, una dalla NNO Coeurgrat ed una dalla parete Sud.

Più o meno siamo arrivati tutti allo stesso momento, intanto alcuni turisti, sicuramente meno stanchi di noi, ci salutano e fanno foto da un elicottero.

Dopo il the caldo, le foto e i classici complimenti, iniziamo la discesa per lo stesso itinerario di salita.


Scendiamo con diverse doppie; anche se purtroppo ogni tanto le corde s'incastravano, obbligandoci a tornare su per districarle.

Con calma, per evitare passi falsi, ripassiamo tutte le rocce e, arrivati sul ghiacciaio, ci becchiamo anche una bella nevicata, così bianchi e stanchi arriviamo al rifugio verso le 18:00.


Un'altra notte al rifugio ricordando i momenti della salita, ed il giorno dopo in mezzo agli stambecchi ripartiamo alle 9:00 per rientrare a Zermatt e quindi a casa.

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