Start - BV1
Merens Les Vals
“… mi sembra di
aver sempre abitato qua, sotto le stelle, in mezzo alle rocce, in compagnia
degli amici, essere un tutt’uno con la natura...”
La partenza avviene da Le
Perthus al Fort di Bellegarde. Un inizio folkloristico con la sfilata di tutte
le nazioni con le bandiere e la discesa dal ponte levatoio; da qui inizia la
corsa.
Il percorso parte su un
terreno molto agevole, in discesa su una strada bianca. Tutti partono alla
grande, corrono! Siamo in pochi che camminano, io con calma con Marta
Furlanetto camminiamo e chiacchieriamo.
Dopo qualche chilometro il
sentiero inizia a stringersi e diventa tortuoso, il caldo è veramente forte ci
sono dai 35 ai 40 gradi centigradi si suda parecchio e c'è molta umidità.
Quando entriamo nel bosco
siamo tutti in fila, uno dietro l'altro e iniziano i saliscendi. Incontro Fabio
e Filippo con cui facciamo tratti di percorso assieme; ci sono certe salite che
sembrano interminabili. A causa del caldo penso, ci sono dei concorrenti sono
già in crisi (sono passate solo poche ore …).
Arriviamo al primo
checkpoint CP1-Eco Gite La Palette km34
dove possiamo mangiare e iniziare a capire come sarà da qui in poi il percorso
… bello tosto!
Quando arrivo al primo
checkpoint sta per iniziare a fare buio, mancano circa una decina di chilometri
al secondo punto di controllo. Dopo aver mangiato un piatto di caldo di pasta
al pomodoro, riprendo subito il cammino.
Arrivo col buio secondo
checkpoint CP2-Arles sur Tech km41 situato
in una palestra. Poche decine di metri prima
scorre Le Tech e visto che nel CP c’è solo un lavandino decido di
tornare indietro per qualche centinaio di metri sul fiume dove mi immergo fino
al collo in un’acqua bella fresca per togliermi di dosso quella sensazione di
caldo e sudore.
Ritornato al checkpoint
mangio della pasta, bevo acqua naturale e un po’ di Coca Cola, non c’è né la
birra né l’acqua gasata. Normalmente preferisco il chinotto, ma in queste gare
è difficile trovarlo. Mi cambio i vestiti (quei pochi che ho a disposizione) e
dormo per un'oretta nel sacco a pelo sul parquet della palestra. Riparto verso
mezzanotte attraversando il paese. Dopo poche centinaia di metri incontro
l’amico Jin Cao con cui proseguiamo nel bosco.
C'è un buio intenso e in
un punto, dove non è molto chiaro il sentiero da prendere, sbagliamo direzione.
Ci accorgiamo solo dopo un’ora che siamo più bassi del tracciato corretto che
si trova oramai 300 metri di dislivello più in alto a sinistra, e, siccome il
bosco è fitto, decidiamo che è meglio tornare indietro piuttosto che provare a
deviare a sinistra per raggiungerlo.
Ritornati sui nostri passi
riprendiamo il percorso che a questo punto, ci sembra evidente. Inizia così una
lunga salita e ci porta al checkpoint CP3 -
Refuge de Batere km53.
Al CP3 le mie spalle sono molto doloranti visto il peso dello
zaino(circa 13 kg); per alleviare il dolore provo a mettere un asciugamano
arrotolato tra le spalle e lo zaino.
Questa soluzione mi
salverà le spalle da un peggioramento. In questo checkpoint incontro anche
Giuseppe Grange che sta riposando.
Il picco di Canigou (Pica
del Canigó) è la montagna più alta (2784 metri) dei Pirenei Orientali. Dicono
che in giornate limpide si possa da qui vedere Barcellona.
Non saliamo fino alla cima
ma le giriamo attorno per un percorso in senso antiorario che passa sul fianco
della montagna.
Ci sono continui
saliscendi, colli come il Col de Cireré,e attraversiamo diverse vallette …
sembra non finire mai!
Nel primo pomeriggio
arrivo al Refuge Mariailles dove mi fermo per mangiare un panino e bere una
birra, se ne ha proprio bisogno dopo tutte queste ore.
Verso il tardo pomeriggio
alle 18:00 circa, raggiungo il checkpoint CP4 – PY
km93 situato nel piccolo borgo della riserva naturale del PY.
PY è un piccolo paesino
con un bar e il CP è costituito solo da una tenda e da una fontana dove
lavarsi. Qui ritrovo Koichi
Takeishi un amico giapponese molto simpatico. Assieme andiamo a prendere la
solita birra al bar e mangiamo qualcosa. Purtroppo Koichi è un po’ in crisi ma
cerco di spronarlo per continuare. Lui decide di ripartire subito mentre io mi
riposo 30 minuti al CP.
Riparto che è ancora
chiaro e poco dopo incontro Koichi che sta tornando indietro, ha bisogno di
riposare, dice che gli gira la testa, saprò poi che si è ritirato perché quella
sensazione non l’ha più lasciato. Dopo poco inizia a far buio, quindi con la
frontale inizio a salire i sentieri che portano prima al Col Manet (1760 mt) e
poi al Coll del Pal (2294 mt) dove tira un forte vento e scende della pioggia
ghiacciata; ecco perché cerco velocemente di passare nell’altra valle dove
inizio a scendere di quota per cercare riparato dal vento.
Sono tutti passaggi
affascinanti con laghetti e gole molto strette (Gorges de la Caranca), peccato
che sia buio!
Quest’aria frizzante mi ha
fatto passare il sonno quindi continuo senza problemi. Il sentiero non è sempre
evidente e ogni tanto devo tirar fuori il GPS per vedere se sono sulla strada
giusta. Ogni tanto trovo lungo il sentiero qualcuno che si è fermato a dormire,
c’è anche Joao che dorme, vedo che se la sta prendendo comoda, penso se la
voglia proprio godere. Joao si porta dietro anche un caschetto d’alpinismo, mi
a detto che su questo percorso con tutti i sassi e i passaggi che ci sono non
vuole rischiare di picchiar via la testa.
Arrivo a un punto dove ci
sono dei tracker che stanno dormendo, hanno anche un cane che mi tiene lontano
dalle loro tende, ma il percorso passa proprio di li e attraversa il ponte sul
Caranca, devo quindi fare un giro più largo, ma infine raggiungo il rifugio Du
Ras de la Caranca; oramai sta facendo chiaro.
Mi faccio un the e mangio
dei biscotti, mi sistemo i piedi con molta crema, e poi riparto dopo circa
un’ora.
Il sole sta per sbucare da
dietro le montagne e da una visione un po’ ovattata di tutto il paesaggio.
Dopo un breve tratto in
piano, il sentiero devia a sinistra e, in salita, con diversi tornanti, mi
porta al Col Mjtia.
Dal passo sulla sinistra
si vede il Pic Redoun (2677 mt) mentre io scendo verso la valle Riu d’Aigues.
Si scende fino ad arrivare
sulla sinistra orografica del fiume La Riberola, ma, per poter passare
sull’altra sponda dove prosegue il GR10 dobbiamo risalire per la valle fino al
rifuge de l’Orri.
Da qui si torna indietro
verso sinistra e saliamo al colletto che ci porta in discesa a Planes.
In discesa si attraversano
diversi pascoli con cavalli allo stato brado e piccole fattorie, in una di
queste i proprietari hanno messo un tavolino con delle bibite e dei biscotti
proprio per noi corridori.
Prima di arrivare al CP
riesco nuovamente a sbagliare strada, sovrappensiero e con la testa già
sconnessa non ho visto le chiare indicazioni che mi dicevano di girare a
sinistra. Arrivato dopo qualche chilometro su una superstrada mi accorgo di
aver sbagliato e ritorno indietro, proseguendo fino ad arrivare, verso mezzogiorno,
al checkpoint CP5 – Bolquere km128
al di fuori dal paese in un centro sportivo.
Finalmente una doccia!
Fuori c’è un bel sole, è
pomeriggio e fa caldo, l’unico problema sono i piedi: un disastro e cerco di
farmeli sistemare alla meglio. In questo CP c’è Marco, il figlio di Marta che
la sta aspettando, e mi fa uno stupendo regalo: una birra.
Come al solito da ogni CP, si parte in salita. Affrontiamo una bella strada bianca che diventa sempre più pendente. Ci sono diversi escursionisti che stanno salendo su questo bel sentiero che porta al lago des Bouillouses, trovo anche dei turisti italiani e con loro faccio un pezzo di strada fino al primo lago.
Proseguo poi sul sentiero
che, in mezzo a una distesa sterminata di rododendri, mi porta al Refuge des
Bouillouses e all’omonimo lago. Al rifugio trovo altri concorrenti, il terzetto
di Singapore composto da Yeo Chris , Wei Ong Kai e Fink Katja che stanno
mangiando un panino, mi unisco a loro perché ho sempre una fame primordiale.
Il percorso prosegue
contornando tutto il lago dalla parte opposta,
A metà della diga mi
accorgo di aver lasciato le borracce sul tavolo al Refuge e torno indietro a
prenderle, per fortuna ho fatto solo poca strada!
Dopo aver passato il lago
inizia la salita nel vallone de la Grava dove scende il fiume omonimo che poi
diventa il La Tet che alimenta il lago. Siamo a 2000 metri e gli alberi
iniziano a scarseggiare. Il tempo si sta guastando e arrivano delle nubi minacciose.
Da qui si scende al lago
Estany de Lanos e si prosegue per il Col Coma d’Anyell a 2470 metri.
Per fortuna sono arrivato
qui che c’è ancora un po’ di luce, la discesa non è semplice, ci sono molte
rocce e pietroni nella prima parte.
Un percorso in obliquo al
buio lungo il costone del Pic de Madides porta fino al Refuge des Besines (2104
mt). Ci sono molte radici che escono dal terreno e bisogna stare attenti a non
cadere. Arrivato al rifugio bevo qualcosa e cambio le pile della frontale
perché faccio fatica a vederce, penso sia la stanchezza, ma non voglio fermarmi
come fanno Chris e gli altri, voglio continuare per arrivare il prima possibile
alla Base Vita 1.
Subito dietro al rifugio
prendo le poco evidenti segnalazioni seguendo anche il GPS che portano a destra
alla portella de Besines (2350 mt): bisogna stare attenti a non prendere al
rifugio il bel sentiero che scende a sinistra, il GR107, cioè quello che va in
direzione del Principato di Andorra.
La salita non è lunga ma
la stanchezza è tanta e a metà salita mi devo per forza fermare, ho percorso
troppi tratti con gli occhi chiusi. Non ho freddo ma fermandomi preferisco coprirmi
un po’, sopra metto anche una mantella che mi copre tutto.
Scende qualche gocciolina
di pioggia … A dire il vero mi sono accorto che rispetto agli altri che hanno
già usato più volte giacca a vento e indumenti lunghi, io, per ora, non ho mai
sentito freddo.
Dopo circa 20 minuti una
pioggia più fitta mi sveglia, mi sistemo un attimino e riparto, non vedo
nessuno ne davanti ne dietro, boh…
Raggiunto il passo inizio subito
la discesa, sembra quasi uno spettacolo surreale la pioggerellina che, a poco a
poco, diventa sempre più insistente fino a diventare un acquazzone. È proprio
questa nebbiolina che non mi fa vedere più avanti di due o tre metri e così
rallenta il mio cammino. Sono solo 14 i chilometri e 1600 metri di dislivello
in discesa ma mi sembra un’eternità che sto scendendo, essendo da solo tra una
pioggia intensa, il sonno e la nebbia che riflette la pila frontale mi sembra
che questa discesa non finisca mai.
Più scendo e più aumenta
la vegetazione e le piante cariche d’acqua che mi lavano quando ci passo vicino.
Mi sono fermato ancora
diverse volte perché gli occhi si chiudevano. Alla fine, quando mancano solo 5
chilometri mi raggiunge un gruppo di spagnoli dove c’è anche l’amico Casademond
e quindi decido di unirmi a loro per arrivare alla BV. Dopo 40 minuti arriviamo
al campeggio dove è situata la base vita 1 BV1
– Merens km166, sono le 3:00.
Appena arrivato i ragazzi
del CNR mi fanno subito i test fisici e psichici prima che mi addormenti. Dopo
circa un’ora (in cui ho fatto diversi dormiveglia) finisco i test e posso
finalmente andare in tenda dove, con grande gioia, ritrovo il mio bagaglio che
è arrivato direttamente trasportato dalla compagnia aerea di Barcellona …
Per fortuna, avevo oramai
tutto bagnato e avendo solo una maglietta e un paio di pantaloni non so come
avrei potuto proseguire.
Mangio anche due piatti di
ravioli alla bolognese (tirati fuori da una lattina), mi sembrano buonissimi. Mi
faccio una bella doccia e finalmente posso andare a dormire …
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