martedì 31 marzo 2020

padre Armando CARPENEDO - morte

MEDITAZIONE DEL 31 MARZO 2020

Il vangelo che ci accompagna in questa settimana è quello di Giovanni: un vangelo ricco di lunghi discorsi di Gesù e di intensi episodi. I testi che incontreremo sono per lo più discorsi che illuminano il cammino all’interno del vangelo di Giovanni, discorsi che possono risultare complessi e pesanti se usati come testi di preghiera. Dobbiamo però ricordare che le letture della messa che ascoltiamo ogni giorno sono testi selezionati. Le letture sono scelte spesso secondo una certa sintonia tra loro per indicarci un cammino: le letture nel loro insieme possono guidare la nostra preghiera.
Il cammino di quaresima che stiamo vivendo durante la quinta settimana ancor di più fa sì che le letture giornaliere si richiamino e trovano una loro sintesi nella Colletta, ovvero la preghiera propria della messa del giorno, che il sacerdote prega prima dell’inizio delle letture.

Perciò questa settimana possiamo pregare centrandoci sul vangelo ma facendoci aiutare dal contesto liturgico che ci suggerisce la Chiesa in questo tempo così ricco.
La colletta di oggi chiede:
“Il tuo aiuto, Dio onnipotente, ci renda perseveranti nel tuo servizio, perché anche nel nostro tempo la tua Chiesa si accresca di nuovi membri e si rinnovi sempre nello spirito”.
Chiede il dono della perseveranza nel servizio a Dio. La perseveranza quindi è la chiave per intendere le letture, e la colletta aggiunge: “anche nel nostro tempo”. Quel “anche” sottolinea un tempo avverso, non favorevole alla perseveranza, ovvero un tempo dove la fiducia viene meno.
Nel vangelo, Gv 8,21-30, il dialogo tra Gesù e i farisei è fatto di equivoci basati proprio nel non fidarsi.
Gesù sta dicendo che è mortale, che “se ne va”. La prima diffidenza che genera in chi prega questo testo, nasce dal fatto che il Figlio di Dio muore veramente! Capiamo subito che la nostra fiducia viene meno: come fidarmi di un dio che sa già di morire? La morte, come ogni malattia, ci spaventa tantissimo! Ecco perché ci dice: “morirete dei vostri peccati”. Il peccato è non ascoltare il Signore della Vita e dare ascolto solo alle nostre paure. Il peccato è il rifiuto di sentire che la buona Notizia non scarta la morte! La liturgia sa bene che noi temiamo la morte, ecco perché ci chiede di perseverare nel servizio a Dio, e servire Dio fondamentalmente significa seguire Cristo verso la croce Sua e nostra.

L’altro equivoco nasce dal fatto che Gesù dice: “quando avrete (voi) innalzato…”, quando afferma che non muore ma è ucciso! È il secondo grande ostacolo che ci può far cadere nel nostro perseverare: non solo moriamo, ma moriamo feriti, ammalati, soli, traditi, uccisi. Il peccato del mondo, il nostro peccato, non fa distinzione di vittima! Tante volte sentiamo gente scandalizzata dalla chiesa, dai familiari, dagli amici, dalla sanità ecc. perché hanno – abbiamo fatto cose gravissime! Cadere nel vittimismo ci lascia come il popolo di Israele nella prima lettura: “Perché ci avete fatto…per farci morire…”. Il vittimismo toglie fiducia: simbolicamente è rappresentato dal veleno dei serpenti (Nm 21,4-9 prima lettura), dal peccato che uccide (vangelo), è ciò che ci proibisce di vedere il volto del Signore nel giorno dell’angoscia (salmo).

Pensare a Gesù che viene ucciso può ricordarci chi ci ha fatto del male e ci ricorda coloro che abbiamo ferito. La colletta ci fa chiedere che “anche in questo tempo” in cui ci sentiamo deboli e feriti, in rischio, possiamo rinnovare il nostro spirito: possiamo trovare la riconciliazione con Dio e quindi con le donne e gli uomini che incontriamo.
La sequenza degli equivoci è importante in Giovanni: Gesù dice di essere mortale, dice che è ucciso, ma dice anche che è innalzato: dagli uomini e dal Padre.
Sant’Ignazio di Loyola non temeva nello scrivere che Dio si nasconde nella Passione del Figlio: un mistero grande perché in quell’essere innalzato c’è tutto l’amore tra il Figlio e il Padre e tra il Padre e il Figlio, ma anche tutto il nostro peccato.
Gesù non subisce e basta! Ha evitato la morte più volte, ma c’è nel vivere pienamente una parte di male che non possiamo evitare; il Suo essere elevato è possibile perché il male subito non diviene pretesto per non fidarsi più, per non rinnovare lo spirito, per non riconciliarsi! Egli si consegna al volere del Padre, anche se avviene attraverso molte azioni malvagie.

Gesù invita anche noi a non peccare! La colletta dice: “…ci renda perseveranti nel tuo servizio”. È proprio il messaggio che ci dà l’Acqua viva, il Signore: “…faccio sempre le cose che gli sono gradite”. Quel “sempre” vale “anche” oggi dove la fiducia è messa alla prova!
L’Innalzarsi del Cristo nella nostra quaresima ci deve permettere di chiederci: dove il male che ho subito mi sta fermando nel servizio? Dove il peccato di non ascoltare – non fidarmi blocca la possibilità di riconciliarmi (di essere elevato)? Dove il mio affermarmi non mi permette di ascoltare il “Io sono” di Gesù?

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