domenica 10 novembre 2013

MMT100 - Magredi Mountain Trail 4-5-6 ottobre 2013

Da Roberta:
Roberta


IL MIO VIAGGIO ALL MMT 100 MILE


MAGREDI MOUNTAIN TRAIL



La leggenda racconta dei Magredi,
dove le acque dei torrenti Cellina e Meduna sprofondano nella falda acquifera rendendo il paesaggio come lande desolate, simili a steppe ,carichi di frammenti di roccia strappati alla montagna, trascinati in pianura e lì abbandonati……




Ma che” superbella” sta gara, proprio una super sorpresa!!!!
Per tanti motivi, vedi che la decido all’ ultimo momento dopo due settimane dal TOR.. con i racconti degli amici che mi fanno capire che non fa proprio per me… 
Nel mio immaginario poche informazioni ed alcune di esse sono decisamente poco idonee al mio modo di vivere la corsa : mi hanno raccontato di molto corribile, asfalto, basse quote…tutti particolari che non colpiscono la mia attenzione ma per una volta non voglio crederci, mi affido a quelle che mi catturano di più...
I Magredi:
Mi invento di lasciarmi andare su di essi ma non ne so nulla..: da dove partono, che via prendono,
dove se ne vanno poi a finire. 
Ed è così che raggiungo un punto dove degli amici mi indicano la via da seguire e parto, per ritornare allo stesso punto “ vivendo a tutto” la naturale energia che scorre sui luoghi e sulla mia pelle !!!
Gioco così di immaginazione e mi lascio andare a fantasie, ombre e sogni.
Aspra, selvaggia ,sentieri lunghi ad attraversare boschi interminabili che ti sembra di essere in un labirinto e non vedi l’ uscita…ma poi .. un piccolo ricovero che a guardarlo bene è una chiesa e poi… giù giù nel scivoloso andare fino alla civiltà apparente, piccoli borghi avvolti nella foschia e nella notte….
Ecco come si presenta questo percorso, pieno di piacevoli ed inaspettate sorprese.





Da Vivaro la partenza sembra un 10.000 m…resto stupita in coda dal ritmo preso ed arrivare a Piancavallo è quasi un gioco da ragazzi sebbene il sentiero sia un muro ed a tratti esposto,
uno sguardo sempre rivolto alle luci della pianura







Il buio già arrivato ci preleva dal ristoro della base 1 per iniziare un lungo sentiero di bosco fino a Barcis.
Mi accorgo del lago dal gioco di luce che i lampioni fanno tra lo specchio d’acqua e le fronde degli alberi e poi la diga, un altra diga, la stessa diga ancora e poi un'altra gigantesca…
Poi arrivano gli orridi dove mi soffermo a volte lanciando il mio getto di luce alla ricerca del fondo che non vedo mai, il tutto mescolato dalle allucinazioni che cominciano ad arrivare!!
Dopo il nostro lungo girovagare arriva improvvisamente anche l’ alba come solo lei sa fare.
Cambio il versante ed il sentiero comincia a scendere, guardo di fronte a me.
Lo spettacolo che mi trovo davanti mi fa fermare :
giù nella valle i Magredi a sinistra nella loro imponenza, a destra una grossa diga che fa trattenere il fiato.. nel mezzo, posto sulla cima di un piccolo altipiano immerso nel verde, il paesello.
E si scende a Maniago.
Da Maniago riparto sulla strada che segue sempre l’ andamento di una valle ma poi ne incrocia un'altra , poi si ridivide…. Attraversiamo lo stradone per poi inoltrarci in una carrozzabile lungo un torrente che mi fa chiedere che ci faccio lì ad ottobre.
Immagino splendide giornate estive al riparo dall’afa della città nuotando sulle numerose piscine di acqua cristallina che questo luogo possiede.
Poi sopraggiunge il villaggio delle fontane, una è scavata direttamente sulla roccia, poi una piccolina, sapore antico.





Goduria mentale che va e viene finché non subentra il sonno che complica la mia percezione dei luoghi.
Mi addormento camminando e mi risveglio quasi ferma , riparto ma la storia si ripete.
Non mollo e la crisi mi passa mentre sono sulla strada per Poffabro, accolta dalla pioggia che inizia a cadere copiosa proprio a pochi metri da esso.
Straccio il 2^ foglio del roadbook mentre mi cambio, mi lavo, mangio ed osservo la traccia della 3^ parte, quella che sulla carta è la più tosta.
Approfitto dell’ uva, del caffè, delle patate, della pasta , delle lenticchie con i spinaci e delle uova.
In questo ristoro c’è ogni bene di Dio.
Riprendo il cammino al cessare della pioggia o quanto meno ad una sua diminuzione, proprio non mi va di andare con il diluvio.
Il riposo mi ha dato nuove energia ed ora sono come nuova.
Sono alla ricerca delle salite e discese che il profilo altimetrico mi ha indicato ma qui è tutto un girare attorno o almeno credo.
Complica poi il tutto Gianluca che è di Barcis….quindi in teoria dovrebbe sapere come gira da quelle parti ma più passa il tempo e più mi rendo conto che non riconosce una discesa da una discesa vera e mi confonde 
Andiamo avanti un bel po’ su considerazioni e cazzate, ad una certo punto credo pure di essere già sulla salita ma vengo smentita subito da due fattori: non vedo cime su cui salire e quello che si credeva un ristoro risulta essere una festa privata in cascina……ahhhhhhhhhhhh !!!!!!!!!!!!!!!
Dopo di essa però la discesa vera, quella del profilo, quella prima della salitona sul punto più alto, comincio ad agitarmi.
Casasola, ristoro, solo una direzione da prendere ed è verticale…in salita.
Ed è proprio qui ,dopo questa scalinata e questa pendenza iniziale che inizia la mia gara.
Siamo al 90^km, mi piace, sento il ghigno formarsi sul mio viso e decido di partire al mio ritmo di guerra, il ritmo Roby nel pieno delle sue energie.
Ininterrotto e ritmato fino alla forcella, incessante anche il respiro che abbino ad un mantra, a volte ai numeri ,incurante dello sforzo.
Una goduria che si autoesalta e non finisce, rotonda.
Alla cresta scorgo qualcuno solitario nella sua salita.
La rupicapra è Roberto che scatena in me gli obiettivi ed il primo sarà raggiungerlo.
Dopo qualche traverso me lo ritrovo lì davanti.
Lo saluto, ci scambiamo qualche parola e proseguo dritta.
Ho cambiato obiettivo ora, il nuovo è arrivare alla diga prima del buio e a Casasola ero alle 15:00.
Ho il fuoco dentro, prima della malga supero altre 2 persone, corro corro …
Entro alla malga ma non guardo nessuno, sono troppo presa per ragionare. Ho solo bisogno di riempire la borraccia.
Non ragiono ma scorgo Marco che saluto e Marcella che mi sembra abbattuta.
Le chiedo come sta …il suo sguardo la dice lunga.
Riparto indiavolata scendendo più veloce che posso superando gli amici che non vedevo dalla sera prima fino a raggiungere un gruppetto di 4 persone .
Supero anche queste ma mi accorgo che i tre maschi lasciano indietro la ragazza per mettersi dietro di me.
Mi chiedo perché ma ho un passo molto veloce e loro non mi superano, stanno al mio passo e mi sembra molto divertente
Sono i momenti più belli di tutta la gara.
Finché non prendo il volo e raggiungo la diga in solitaria e non vedendo più segnali penso di aver sbagliato.
Sono le 18:10.
Sulla passerella un signore a cui chiedo il percorso.
Mi risponde che si, sono giusta , che devo risalire alle gallerie….ed io penso a Maria Teresa che mi aveva parlato di queste gallerie lunghissime e con precipitazioni acquee interne.
“Nebbia nel cervello” attendo i ragazzi e con loro raggiungo l’ingresso.
Faccio una cazzata, non mi vesto e non corro, saranno interminabili !!!
Incubo della piccola luce sul fondo che rimane uguale nonostante il costante passo che manteniamo
Ombre galleggiano nelle nebbie davanti ed il tempo sembra non passare mai.
Tutto questo per due volte, prima e seconda galleria , scavate a mano nella roccia…passaggio altrimenti inesistente. Quasi 5 km a fare i bruchi..
All’ uscita, all’ altra diga il buio naturale della notte che avanza ci abbraccia.
Riparto , subito dopo mi raggiungono i ragazzi di Varese con i quali percorro il sentiero lungo il Meduna, follia della ripetizione nell’ attraversare le valli.
Continuo saliscendi con il baratro sulla destra, piccole luci da seguire in un costante andare.
Scivolo, inciampo ed immagino i miei salti nel vuoto abbracciando gli alberi che tendono i loro rami…Alienazione !
Immagino fili che uniscono i punti e le luci….Funambolismi…Mordo le labbra, concentrazione….. ed arrivo come una morbida onda alla base 3.
BUIO-SOLITUDINE- PAURA è quello che segue dalla base 3.
Nessuno riparte ed io mi trovo da sola nella notte.
Il roadbook ora si rivela fondamentale come Paola al telefono nella ricerca della traccia che non si trova.
Nessuna balise, delle piccole frecce blu da ricercare.
Nello stradone mi sento a disagio ,nessuna anima viva né davanti né dietro.
Leggo e rileggo la frase: 1300 m sullo stradone, bivio a sinistra per altri 800 metri in salita poi a destra finchè diventa sentiero a raggiungere la casa degli alpini, discesa al ristoro.
Sembra lì, prendo il mio telefono e caccio gli unici 4 brani scaricati ( che non mi piacciono neanche) a tutto volume, per non sentire i rumori ma soprattutto con la speranza di farmi sentire.
Il roadbook non corrisponde e non c’e’ nessun controllo sulla cima…
A quel punto individuo Mario che cammina piano, ha male al ginocchio ,con lui farò l’ eterna salita dove bisogna a volte rischiare di sbagliare per mancanza di balise.
Chi toglie le balise???
Gli Americani !!!
Nella pendente discesa al ristoro successivo e bevendo un caffè grappato con gli alpini ed altri trailers esce il discorso degli americani che tolgono le balise.
Io stento a crederci e ne resto meravigliata ma la follia della stanchezza provoca questi strani giochi nel cervello !!
Infatti non è vero….solo fantasia che ci travolge.
A questo punto mi lancio giù nel scivoloso torrente al loro inseguimento per non restare più da sola.
Al buio vedo sempre giù basso delle luci, spero nelle loro frontali invece sempre solo riflessi delle fettucce.
Arrivo ad un paesello, ad un altro. Supero degli atleti, il loro inseguimento diventa un incubo. Dovrebbero essere lì, lì poco avanti, ma non ci sono mai !!!
Neppure senza fermarmi ai ristori e correndo come una pazza…ma come è possibile mi chiedo!
Alla fine arrivo nuovamente sul greto del fiume dove si vede a quasi un’ ora di distanza ma neppure là riesco ad individuare nessuno.
Mi sopraggiunge l’ amarezza.
Arriva un’ auto.
I magredi di notte da sola non sono un gran posto in cui stare.
Cerco di scacciare le paranoie ma ci si mette anche il male ai piedi che sicuramente ho delle vesciche a rallentarmi.
Faccio finta di niente ma l’ individuo all’ interno mi guarda , passa oltre e poi si ferma. 
Si gira , ritorna e un po’ più avanti si ferma nuovamente.
Mi manda letteralmente in panico e dimentico la mia gara.
Resto ferma ad aspettare qualcuno che arrivi e Gianfranco ci metterà almeno 40’.
Assieme a lui faccio la parte finale, assieme anche con Alba che sopraggiunge poco dopo…..ma alla fine mi tocca cedere e rallentare dal male ai piedi, un dolore terrificante.
All’ arrivo purtroppo non sono felice come dovrei…la parte finale ne è colpevole
E di questo mi dispiace....







Mi è piaciuta molto.

Varia, su percorso tecnico, “molto tecnico e difficile” che quando c’è l’ asfalto un po’ si ringrazia per il riposo che si riesce a dare ai piedi..
Sicuramente da rifare….quindi il prossimo anno è in agenda !!!
Bravi i ragazzi del MMT..

Un solo consiglio: monitorare il percorso e fare più controlli così si evitano le incomprensioni !!!

CHAPEAU

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