venerdì 1 maggio 2020

1° Maggio 1886 - I martiri di Chicago

Trascrizione da "I martiri di Chicago XI novembre 1887 - XI novembre 1946" edizioni de "L'AURORA" Corso Diaz, 60 Forlì L.25

Giorno verrà in cui il nostro silenzio sarà più possente della voce che oggi ci strozzate in gola! 
Spies

Discorso su le commemorazioni

'Ricordare i martiri della libertà è sempre un contributo che si porta alla causa della libertà stessa. ,nta i martiri possono essere ricordati per speculazione. Sovente lo sono. E guai ai tempi in cui il martirio non è più che un tema per le commosse e ridondanti orazioni di grassi panegeristi arrivati alla poltrona e al quieto vivere.

Ma qui non si innalzano tribune ufficiali, fanfare o bandiere di arrivati o di arrivandi. Qui siamo dei militanti che viviamo la lotta attiva, e in un mondo vulcanico Minato ad ogni passo, che ricordiamo i martiri del passato, in condi­zioni particolarmente eccezionali, anche per l'estremo digiuno di verità in cui hanno versato per due decenni i giovani di questo disgraziato paese, alle quali condizioni eccezionali si aggiunge la estrema capacità di' censura storica in cui ci avvolgono i sicofanti dei partiti autoritari, i cui dirigenti ancora ieri, si trovavano spalla a spalla nelle carceri nei luoghi di confino negli esigli con gli anarchici e che era -maritati ai preti e saliti con loro al potere - sanno... alla perfezione che di anarchici non ne sono mai esistiti nel mondo.

Non si tratta poi solo dei comunisti. Scriviamo questo articolo in una data che ricorda gli avvenimenti di dieci anni fa in Spagna. Ed è di questi giorni un articolo di fondo de « L' Avanti 1 » nel quale si parla del martirio del popolo spagnolo sotto lo sperone di Franco, e si parlo di socialisti e di comunisti che hanno pagato col sangue le conseguenze di questo despotismo senza il più lontano cenno agli anarchici.

Si continua col sistema fascista la trattazione dei pro­blemi storici ad uso e consumo del partito che ne parla. E siccome, lo ripetiamo, per un ventennio la gioventù nulla ha saputo di storia e nemmeno di cronaca degli avvenimenti sociali, così imbeccata dei partiti mette i giovani in una condizione di ignorare completamente il ruolo dell' anarchi­smo nel movimento sociale di questi ultimi sellane anni.

Ecco una delle ragioni, la principale, per offrire le luminose pagine di storia dell' anarchismo alla gente che si inizia ora alle lotte politiche, ed ai più vecchi che non hanno ignorato, ma che hanno disabituata la mente ad allacciare il passato col presente.

Cosi abbiamo ricordato Gaetano Bresci ieri.

Così riesumeremo con un numero speciale dal titolo L'Anarchia il panorama storico del nostro movimento inter­nazionale da un secolo a questa parte.

Così - se i compagni ci seconderanno - ricorderemo Gli Attentatori nostri contro il fascismo.

Così ricorderemo Sacco e Vanzetti.

Cosi ricorderemo la gloriosa Rivoluzione Spagnola.

Così pensiamo di dedicare un numero alla gloriosa donna della Comune : Luisa Michel.

No, non noi viviamo del tradizionalismo stecchito da musei. Sappiamo bene che un movimento che non vivesse se non di adorazionismo deperirebbe sotto gli occhi del mondo che cammina, che guarda innanzi e che non ha tempo di fermarsi su gl' inginocchiatoi. Ma sappiamo anche altro,

Sappiamo che i movimenti sociali vivono di una conti­nuità storica. Sappiamo che non si ama veracemente e non ci si lega spiritualmente ad un movimento senza sentirsi una parte integrante dell' insieme dei precursori e dei martiri. Sappiamo che, di regola, la degenerazione dei movimenti di progresso politico e anche religiosi (quando e dove il religiosismo abbia scaturigini eresiarchiche) incomincia quando dei giovani sorgono ad innalzare la bandiera, che spesso è banderuola, dell' irrisione alle vecchie barde, ai cosidetti santoni del passato.. in allora - contraddizione apparente - che nasce l' idolatria, che non rappresenta in realtà nella storia la adorazione dei santi, ma il mercato e accatto­naggio delle immagini. La iconoclastia é spesso parola abusata, perché si dimentica che la caccia alle immagini tendeva a restituire il suo prestigio alla morale pii( o meno beninteso del cristianesimo.

Oh si! E molto difficile anche su questo punto il vero equilibrio tra la capacità di non seguire pedissequamente i Maestri, di non imbambolarsi senza autonomia e capacità individuale creativo dietro la visione del passato, e l' altez­zoso cipiglio di chi si impenna a credersi degli iniziatori che fanno giorno al loro incominciamento.

Sovente dietro questa pretesa irriverenza eresiarca verso i Maestri, verso il passato, verso i precursori, si nascondono delle tendenze pieghevoli verso le novità dell' ultima ora, che, se bene le studiate, le troverete impeciale di un passato di una specie anfibia.

Molti che irridono. al malatestismo al galleanismo al bacunismo, non si avvedono che il loro in realtà non è senso_ vero di spregiudicatezza ; ma é conseguenza di un loro penchant verso altre correnti che sono infiltrale in loro a loro stessa insaputa.

E non sanno che non vi sano possibilità di derivativi in ismi tratti dal nome di personalità anche le più eminenti in mezzo a noi, anche da parte di quei compagni i quali riconoscono che occorre spesso di confortarsi nelle granitiche posizioni ideologiche dei Malatesta dei Galleani dei Bacunin. Non si produce la decadenza dei derivatici personalizzati di cui discorriamo, laddove non c' è il macchinismo della disciplina partitislica, oppure la subordinazione di clientele. Dove questo vi sia, allora si che ismo personale mostra la coda, perché allora si danzeranno le tarantelle addome­sticate al suono della musica dei capi riconosciuti, e il seguace, il cliente, il votante, il tesserato del partito seguirà il suo nume anche se questi dirà oggi e domani il rovescio di quello di ieri.

Non può esistere e non esiste questo nel movimento anarchico e nel campo delle personalità libere. Abbiamo visto quale fine toccò in mezzo a noi agli uomini i più amati, anche in altri tempi, allorquando deviarono. Nel rispetto alle varietà e sfumature di vedute trovanti tutto il loro epicentro nella negazione dello Stato e della auto­rità (anarchismo) quando sul che fu materia di discussione pro e contro, ma non di alienazione dal campo nostro ; quando però si trattò di governamentalismo o di elezionismo, anche come fenomeni accidentali, /e cose vennero poste su­bito in chiaro, per la famosa dantesca contraddizion che noi consente. Basterebbe ricordare come il più amato tra i nostri vecchi restò presto solo solaio quando tentò il suo revisionismo parlamentarista ; intendiamo parlare di &veri() Merlino dopo '97.

Non vi è dunque pericolo di ismismo idolatra in mezzo agli anarchici, anche in quella specie di ansia commemo­rativa che ha preso i compagni qua e là, per il ricordo di Pietro Cori, di Francisco Ferrei., di Carlo Cafiero, di Ottorino Marini. Siamo anche noi per la preferenza ardi-lapidaria e preferiremmo le commemorazioni sulla base meno imitativa e più comunicativa del pensiero ; ma siamo con­vinti che il militante ama e si lega - lo ripetiamo - spiri­tualmente al movimento nella misura in cui lo comprende nel suo insieme storico, oltre il tempo ed il luogo, il che è l'oltre tomba di noi che non vediamo sopravvivere dell' uomo se non l' esempio del bene o del male che fa.

E vogliamo anche dire questo che, se nell' anarchismo W è - e vi è - un cullo acuto dei ricordi e degli uomini che emersero col fermo carattere o per martirio 'subito, questo fu anche e resta in gran parte la resultante della diffama­zione alla quale i nostri migliori furono soggetti nel tempo e della loro impareggiabile natura adamantina. Si che il militante come lo storico imparziale possono trovare negli ultimi settanta anni di lotte politiche, proprio nel!' anarchismo Alle figure compatte, monolitiche, esemplari, tali che non si smentirono nelle ore più difficili e fino all'ultimo della loro 'Pila. E non solo questo è vero per le personalità in vista. Certo la storia non può tenere 11 anagrafe di tutti e passano così in seconda' linea molti nomi di modesti dei nostri, che però nel loro circolo d' azione furono spesso am­mirati anche dai nostri avversari. chi potesse nominare i meno noti che furono accanto ai Martiri di Chicago a Malatesta alla Michel a Sebastian Faure a Bacunin a Galleani a Durruti... Ma la storia è soggetta alle sue leggi di economia...

In questo senso di intendimento oggi commemoriamo i Martiri di Chicago e domani e ieri altri dei nostri maggiori. li fatto che gli anarchici di Chicago balzarono alla ribalta della storia in connessione con una rivolta nei mondo del lavoro non dimostra altro che questo : che gli anarchici non hanno bisogno né di ribattezzarsi né di sbattezzarsi per prendere il loro posto di battaglia accanto agli oppressi.

IL MONUMENTOERETTO A CHICAGO

Il monumento - si eleva sopra le tombe dei Martiri al Waldheime Cemetery in Chicago e venne eretto dopo che nel 1893 il governatore Altgeld riconobbe l' innocenza delle vittime.
Un comitato di compagni di diverse nazionalità tien cura del monumento custodito in perfetta manu­tenzione. Ogni anno nel giorno del Primo Maggio la bella opera d' arte è fatta segno al peregrinaggio dei compagni e dei popolani ed i fiori rossi si accumulano ai piedi della statua, che par dica al mondo dei farisei
e dei corruttori postumi del movimento dei lavoratori:
« Indietro, non profanate il ricordo di questi eroi ».
Alla base del monumento sono le parole del Ling che furono la sua ultima protesta contro il boia.
A tergo del masso marmoreo, una targa ricorda la 'condanna del processo da parte del governatore Altgeld.
Dormono accanto ai Martiri la compagna Voltarine De Claire, una gentile poetessa dell' anarchia, troppo presto sottratta come Virgilia D' Andrea alle lotte per 1' Ideale e la compagna Emma Goldman.

IL "LORO" TEMPO

L' Europa, la madre del Socialismo, ancora non si era ripresa dalla reazione che 1' aveva colpita dopo la guerra franco-prussiana.

Si direbbe che uno dei paesi che avevan goduto di un certo respiro di libertà dopo il Settanta, era stata Italia. Non ci si prenda troppo alla lettera era stata questione di un qualche anno. E' dopo il Sessanta, quando impresa di Garibaldi in Sicilia e la rivolta polacca (ahinoi, pedina nel gioco diplo­matico europeo !) contro la dominazione tzarista rus­sa, avevano così riaccese le speranze dei vinti non domi del '48, che Bakunin - dopo il decennio alla fortezza di Pietro e Paolo a Pietroburgo - confinato in Siberia, è preso dal fremito degli avvenimenti europei e riesce a fuggire e, via Giappone, Alasca, New York, raggiungerà 1' Europa, dove tra poco sarà a Napoli. L' atmosfera politica italiana non è ancora appestata dai in iasmi del eros foranismo e il grande russo riesce a. gettare i primi semi del socialismo.
Francia e Germania hanno subito la peggio dalla guerra franco-prussiana. La Francia per la sconfitta e il salasso della Comune; la Germania per il tri­onfo di Bismarck e della reazione antisocialista, che appena dopo 1' Ottanta, con 1' avvento del giovane. nuovo imperatore - che sarà il « Guglielmone » - va attenuandosi, ottenendo il suo intento di anemizzare il socialismo nelle vie nuove del marxismo ; di quello panelettoralistico.

L' America s' è colorita dei globuli rossi della emigrazione di questi due paesi : 1' Italia non manda ancora che scarsamente i suoi cenci per le vie del mare, mentre gli altri paesi mandano più emigra­zione politica che non rigurgito di affamati e anal­fabeti.

Cosi 1' Internazionale, morta in Europa, riprende la sua voce alta in America.
L' Ottantasette, l' anno della tragedia di Chicago, diviene la data più gloriosa del socialismo del tempo, che ancora non è tutto infeudato al legalitarismo. I giornali del socialismo d' ogni scuola del tempo fanno sentire quanto altamente la tragedia di Chi­cago operasse negli spiriti popolari. Non esisteva più dell' Internazionale che un ricordo luminoso e buio ad un tempo. Luminoso per le annunciazioni sintetiche che aveva raccolto dalla voce del tempo : « Proletari di tutto il mondo, unitevi l » ; « L' emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi ». Era il congedo ai sal­vatori ; Era la bomba atomica del pensiero su le frontiere statali. Ne era poi seguita la scissione ; indi, tra scissione e reazione, la fine. Ma la fine è una parola. La grande idea non poteva morire, anche se i quadri andavano infranti, •

Dopo la Comune, in Francia il risveglio proce­deva a tastoni. I profughi della Comune da. Londra danno loro la voce nuova alla ripresa che, dentro, sonnecchia imbambolata nel sonnambulismo delle timide legali riforme.

In Italia? In Italia ora la borghesia ha già in­cominciato a tremare. 11 socialismo è già lo spauracchio dell' ora. Le assoluzioni a Trami, Bologna, Benevento per i moti degli internazionalisti ('74-'77) non si capirebbero più dopo un decennio, quando gli uomini della Sinistra hanno compiuto il loro 18 marzo nel 1876 e sono saliti al potere in nome di un Mazzini rammodernato e 'perciò crocefisso. L' In­ternazionale è morta. Vive in Italia un partito Ope­raio, nel quale affluiscono un po' da ogni parte sotto forma di Mutue, di Cooperative, di primitivi nuclei sindacali, di gruppi e fasci politici rossi, le correnti del socialismo costiano, turatiano, ciprianista, mala­testiano. Tra poco sorgeranno i due giganti nostri dell' oratoria e del pensiero : Pietro Gori e Luigi Galleani, i due atleti anarchici del Congresso di Genova ('92).

Nel mezzo di questa situazione la rivolta si in­tende serpeggiare nel Nord America ; nel paese della improvvisazione, nel quale dei negrieri banditi da. ogni legge umana danno 1' assalto all'umanità ope­raia per vincere nell'obbrobrio dei lunghi orari e dei salari di inanizione, la già maestra sanguisuga inglese.

E' la ribellione.

Una bandiera, un 'simbolo del momento, nella idea generale eterna : le otto ore. Non è in questo caso una rivendicazione legislativa ; non una peti­zione dal basso alla pietà dell' alto ; nemmeno una formula buttata là a scopo di surrogato teorico : è una rivendicazione pratica e di derivazione idealistica insieme, perchè poggiata sul principio della conquista per azione diretta degli interessati. Era 1' assalto alla più feroce delle coalizioni sitibonde di oro e di dominio. La polizia ? Una banda. di sciacalli. Il gior­nalismo ? La più spudorata cooperazione del falso. La magistratura ? Dei barabba ali' asta pubblica.

La polizia venne arrestata sulla via delle sue repressioni da regime tzarista da una bomba la cui origine non si potè mai conoscere. La magistratura fece il resto.
Gli otto anarchici che la polizia consegnò ai giudici, dei veri boia apprendisti, erano della stoffa dei martiri. Il loro contegno suscitò ammirazione dei mondo. Le loro dichiarazioni sembravano eco della voce dei grandi olocausti : da oerate a Bruno. Il inondo operaio socialista trasse da quel martirio ennesima prova che le voci di libertà, ehe il pa­tibolo strangola, riecheggeranno nei secoli.

Quando ogni Primo di Maggio, o lavoratore, tu ti accingi alla, tua festa, infiori le tue bandiere, drappeggi le tue tribune, ricorda.. Ricorda i Martiri di Chicago.

La data (l' inizio dello sciopero generale era quella : Il 1, Maggio 1886. ball' epilogo tragico di - quella agitazione, che culminò con le forche dell' 11 Novembre 1887, la data. del 1. Maggio fu come con­sacrata dal martirio.
Rieccoci all'Internazionale. Due anni dopo siamo al centenario della presa della Bastiglia. La Francia si. vuoi mostrar rinnovata in una patina di libera­lismo. Esposizione internazionale a, Parigi, e di lì idea della convocazione dei Congressi operai per la ricostituzione dell'Internazionale.

Sarà - ahinoi ! - la Seconda Internazionale ; quella che cadrà ai piedi del militarismo nel 1914.

Sarà Internazionale degli autoritari, che met­teranno capo allo Stato in ogni nazione, attraverso la tentata conquista dei pubblici poteri, a mezzo del voto.

Engels Ia già assicurato che V era delle rivolu­zioni e delle barricate è finita per sempre, dopo i cannoni a tiro rapido e i piani regolatori delle 1110- dell'e città! Si è visto conue egli fosse profeta !...

L' Internazionale sorgerà sulla mutilazione del Socialismo. Grli anarchici tenteranno di rivendicare, invano, lino al 1896, il loro carattere di internazio­nalisti e di socialisti, onde ossigenare del loro idea­listico il nuovo movimento, senza pretendere di im­porgli una marea loro. Lo ripetiamo, invano ! A Parigi già nell"89 Merlino, Molinari ed altri sono esclusi dai diversi congressi dei diversi rami della marxisteria, discordi del resto tra loro. A Bruxelles nel 1891 egualmente. A Zurigo lo stesso Cipriani abbandona il Congresso in solidarietà con la Michel, Gustavo Lattdauer (uno dei massacrati nella Comune di Monaco nel 1917) ed altri. A Londra nel 1896, dove Goti, Pelloutier, Malatesta, Anselmo Lorenzo, Tortellicr, Luisa Michel si battono per una Inter­nazionale libera e unita nella libertà dei metodi, la supremazia dispotica è ancora assicurata alla social­democrazia tedesca, che mena pel naso quella di ogni paese, sotto il segno di Mari. L'Internazionale sorge fradicia di legalitarismo e la botte darà il vino che ha nel 1914.

Del Congresso di Parigi - 1889 - resta la deci­sione di dedicare un giorno dell' anno alle afferma­zioni dei lavoratori. L' antianarchismo dei deliberanti legalitari non rende possibile l' oblio della data sto­rica della lotta per le otto ore a Chicago e in Ame­rica, poichè le otto ore diventa la parola d' ordine del tempo. E allora e da allora la data sarà il 1,C Maggio.
Quella data e quella dell' 11 novembre, giorno del martirio, ricordano gli eroici compagni nostri che salirono i1 patibolo con l' animo degli eroi, get­tando l' animo ai fati, ali' a ucenirc, a no-i.
Per i Martiri di Chicago un decennio innanzi Eugenio Potier il poeta dell' Internazionale sembrava aver scritto la sua invettiva alla società ca­pitalista.


o sow la vecchia antropofaga,
Cammulfata da società ;
8on le Mie quani rosse della strage
Umana, e occhio di lussu-ria iniettato. Dentro il 9nio cavo io posso
D' umane ossa mucchi di carogne
Mostrarti. Vielli a vedere. Tuo
Padre ho divoralo ed ora
.1 tuoi figli a divorar at' appresto.
mulo vero

IL QUADRO DEGLI AVVENIMENTI

Nessuno pensi di fare un confronto col movimento operaio di quei tempi e I' impasto di gangsterismo, di servilismo, di ruffianesimo che è oggi il movimento operaio d' America.

Nessuno si illuda sulle spacconate che si leggono a distanza di migliaia di miglia su quelle potenti unioni, che sono in generale delle imprese private soggette al comando assoluto di un nababbo inamovibile, incontrollato e incon­trollabile, che appalta ai padroni il gregge che, con le sue quote, lo colloca fra i potentati della vita nazionale. E ciò in un ambiente fantastico, sbalorditivo, di banditi alla asta tra padroni di sindacati e di ruffiani illustri ; un am­biente in cui legalità e illegalismo si fondono e confondono insieme e perdono ogni significato e non sono che appa­renze della stessa putrida realtà; mondo dalle multiple polizie, pubbliche e occulte, autorizzate o tollerate, strumenti tutte di affarismi, sempre attorciliate ai viscidi rami della malavita e sempre prostrate davanti al vitello d' oro.

Nessuno sogni dei confronti di qualsiasi specie,..

Anche allora del resto il movimento di agitazione operaia a cui davano tanto valore di attività i nostri com­pagni, doveva lottare contro le correnti accomodanti che più si confacevano alla natura economica delle unioni di mestiere.

La storia registra il nome di un leader - lo Powerdly -del tempo, della organizzazione dei Cavalieri del Lavoro (una delle organizzazioni operaie) che sconfessava 1' agita­zione per le otto ore e che, più tardi, quando i Nostri furono condannati alla forca, si oppose ad una agitazione

in loro favore.

* * *

Ma noi saltiamo l' ordine cronologico.

E' dopo i` 80 che idea delle otto ore di lavoro si

fa popolare in America. L' industrialismo americano traversava una delle sue fasi di sviluppo che hanno per condizioni 1° affamamento delle masse produttrici. Lo dice chiaramente Parsons nel suo discorso davanti ai giurati di Chicago.

« Ora ponderate per un momento. lo vedo bambini sofferenti, uomini e donne morenti. lo vedo altri avvol­gersi nel lusso, nella ricchezza e nella opulenza tratte dal lavoro non pagato all' operaio. Ed ho coscienza di questo fatto. Io vedo le strade di Chicago, come fu il caso dello scorso inverno, piene di trentamila uomini in forzata disoccupazione ; dunque disoccupazione, miseria e fame, lo vedo queste cose. E da un' altra parte io vedo il primo reggimento fuori nella strada a far ma­novra per i casi di sommossa e, nel leggere i giornali del giorno dopo, apprendo che il primo reggimento fa manovra nelle strade per prepararsi ad annientare quei disgraziati appena facciano tentativo di uscire dalle loro tane ».

Parsons era stato socialista, ma non credeva più nei • mezzi legali. Lo diceva anche questo davanti ai giurati

« Correre alle elezioni, perché Per il miserabile

privilegio di eleggersi il proprio padrone ? Gran privi­legio, Il povero è lo schiavo del ricco dovunque. Il voto non è una protesta contro la fame, nè contro il piombo dei vostri fucili ».

La giornata delle otto ore era ormai all'ordine del giorno come traguardo d' azione diretta.

— Il primo di maggio del 1886 si annunciava fosco. Da quel giorno doveva cominciare lo sciopero per le otto ore. Non c' à bisogno di dire quanto di reale e di fantastico c' era nelle paure della classe media dei commercianti e degli impiegati, poveri amanti di un quieto vivere così malinteso.

ti La polizia non poteva smentire la sua fama sempre

infame nei secoli. Erano anni ed anni che le riunioni operaie di gente umana e pacifica venivano sciolte a ran­dellate ed a revolverate. Accanto alle polizie ufficiali -quella Federale e quella locale - non mancavano le polizie di imprese private (famosa la ancora esistente agenzia Pinkerton, pronta ad affittare i suoi tagliagola per conto dei padroni contro gli operai).

A Chicago era salito in fama terrorista I' ispettore di polizia Bonfield, che finì per essere il bieco protagonista della tragedia che andiamo prendendo in esame.

La stampa, naturalmente, vendeva perverse panzane a grossi caratteri ad uso della polizia e dei padroni.

La giornata del 1. Maggio ('86) passò a Chicago tra un succedersi di comizi, di discorsi e di cortei, sempre rudemente dispersi dalla polizia e così fu iI 2 Maggio, senza però gravi incidenti. I negozi in parte rimasero chiusi e insolito silenzio era rotto sulle vie dai carrozzini polizieschi scorazzanti minacciosi.

Le officine Mc Cormick fecero strenui sforzi per lavO­rare coi crumiri. Gli scioperanti stazionavano in un prato attiguo all' officina. Nel pomeriggio del. 3 Maggio Augusto Spies venne a parlare a questa folla. Egli dirigeva il giornale « Arbeiter Zeitung », in lingua tedesca. Spies, uomo forte, eloquentissimo, parlò in tedesco sulle otto ore e lo sciopero, stando su un vagone merci della ferrovia. Era alla chiusura, quando un plotone di poliziotti, con alla testa Bonfield, irruppe nel prato.
Quel che avvenne lo diremo cori le parole del go­vernatore Altgeld, che riconobbe 1' innocenza dei condan­nati nel 1893 :
,, Fu provato :
che molti operai radunati, non in strada, ma in un prato, stavano quietamente discutendo la situazione dello sciopero, allorché una schiera numerosa di poliziotti, agli ordini di Bonfield, li caricò e cominciò a percuo­terli coi randelli ;
che alcuni operai arrabbiati per l'assalto non provo­cato, dapprima resistettero, ma furono presto dispersi ; , ,------che alcuni dei poliziotti spararono sugli operai mentre questi fuggivano e ne ferirono gran numero mentre si trovavano a più di trenta metri di distanza e fuggenti per quanto potevano ;
che quattro operai rimasero morti ;
-e'REItitto ciò- fu deliberato assassinio e che mai vi fu, sul' fatto, la più piccola ombra d' inchiesta da parte delle autorità r.
Per questo eccidio vi fu grande indignazione nel campo operaio e subito vennero organizzati comizi protesta per il giorno dopo, 4 Maggio. più importante doveva essere in Via Desplaines in prossimità del luogo detto Haymarket, prossimo al posto di polizia dell' ispettore Bon­field. La stampa sbraitò per far proibire i comizi. Il sindaco della città rifiutò la proibizione, impegnandosi a presenziare lui stesso il comizio maggiore per giudicare della situazione.
La sera del 4 Maggio 1886 una folla sì accalcava attorno alla tribuna dove parlava Adolfo Spies. Tra la folla era il sindaco della città, impegnatosi ad assistere al maggiore dei comizi, che era appunto questo, prossimo ad Haymarket. La polizia guatava in prossimità, con a capo la iena Bonfield. Parsons e Fielden Parsons coi suoi bam­bini - raggiunsero il comizio in un secondo tempo, prove­nienti da un altro punto della città, dove si era svolta un' altra riunione. Spies cedette ;subito la parola a Parsons, il quale parlò per tre quarti ora, sereno e calmo, esa­minando le agitate condizioni del mondo. Seguì Fielden.
A questo punto risultò dagli incartamenti del processo che il sindaco della città, Harrison, abbandonò iI comizio e passò al posto di polizia ad assicurare che tutto proce­deva regolarmente. Dì li a poco la scena cambiava. 11 capo della polizia, accertatosi che il sindaco si era assentato, intervenne con un poderoso plotone di poliziotti, e, col favore di una pioggia improvvisa che stava sbandando gli intervenuti, fece marciare i suoi sgherri all' assalto della 
tribuna, coi soliti mezzi violenti e brutali. Venne accertato che Parsons, con i due figlioletti suoi e la moglie, si era ri­tirato per parlare in un' altra sala prossima. Nel tramestio un sibilo acuto e subito una esplosione mutarono la scena in una strage. Una bomba era scoppiata in mezzo al plotone dei poliziotti, dei quali una parte giacevano a terra colpiti, r altra parte fuggiva sparando impazzata sul popolo.

Quel che ne segui non è facile immaginarlo né dirlo. Il panico borghese toccò il diapson. La stampa ammaestrata soffiò nelle paure e nell' odio. Le carceri non basta.- rono per il numero degli arrestati. Si parlava di altre migliaia di bombe che avrebbero distrutto la città.

Le ricerche della polizia per accertare la provenienza della bomba furono vane. Il pallone di un complotto ari-dava sgonfiandosi ; quando la polizia faceva sapere che manteneva in arresto quelli strettamente legati all'agita­zione delle otto ore e precisamente : -

-m- Augusto Spies, direttore dell' « Arbeiter Zeitung , ; Michele Schwab, redattore ;

Adolfo Fischer, tipografo al giornale ;

Samuele Fielden, carrettiere, uno degli oratori al comizio di Haymarket ;

--Giorgio Erige', con negozio di giocattoli a Chicago; Oscar Neebe, giornalista tedesco, in rapporti con I' « Arbeiter Zeitung » ;

La polizia cercava attivamente Alberto Parsons, direttore dell' « Alarrn

--Luigi Lingg, falegname di ventidue anni, tratto più tardi in arresto, cori duri sforzi dei poliziotti che lo sor­presero nella sua camera, ai quali Lingg oppose una resi­stenza erculea che venne riconosciuta eccezionale anche dai poliziotti che ne ebber ragione per forza di numero.
La polizia era alla caccia di Alberto Parsons,
întrovabile. Parleremo a parte della latitanza e della presentazione in corte di questo purissimo eroe.

* * *

processo incominciò il 21 Giugno 1886. Presiedeva il giudice Giuseppe Gary, procuratore generale Grinnell,
Lunga e superflua sarebbe la cronistoria degli artifizi usati dalli accusa per assicurarsi dei giurati ligi alla forca. Il più semplice è di riferire le parole del governatore Altgeld, a proposito della scelta dei giurati ; quell' Altgeld che proclamava nel 1893 1' innocenza dei condannati. Eccole r, I dodici giurati, che la difesa fu infine forzata ad accettare, dopo aver esaurito il numero delle sue can­cellazioni erano su per giù dello stesso tipo di quelli che la difesa era riuscita a respingere ed alcuni di essi dichiararono candidamente che essi avevano tale pre­concetto contro gli accusati che non avrebbero potuto emettere sulla causa un sereno verdetto. Ma ognuno di essi, interrogato a lungo dal giudice, era stato indotto
a dichiarare, dopo una intricata sequela di ragionamenti, che egli avrebbe potuto giudicare serenamente il caso, basandosi soltanto sopra le prove che il processo fosse per portare.

H. N. Smith, commerciante in chincaglierie, dichiarò tra le altre cose che egli aveva un forte preconcetto ed una ben definita convinzione sulla colpevolezza o sulla innocenza degli accusati. Aggiunse che temeva di essere indotto ad ascoltare con maggiore attenzione le prove o le argomentazioni che tendessero a rafforzare questo suo preconcetto, piuttosto che quelle tendenti al contrario. Affermò inoltre che alcuni dei poliziotti feriti erano suoi amici personali.

A lui furono rivolte queste domande :

- Così voi avreste desiderio di vedere il vostro

preconcetto rafforzato e vi dispiacerebbe di vederlo distrutto

— Si.

— In tali circostanze credete voi di poter dare un sereno ed imparziale verdetto ?

— Non credo.

Naturalmente la difesa si oppose alla sua accetta­zione. Il giudice allora prese ad interrogarlo e a poco a poco lo portò a dire che si sentiva di poter dare un verdetto sereno. In seguito a ciò la corte respinse la cancellazione della difesa (come per legge è suo diritto) e Smith fu giurato nel processo contro gli anarchici ».

* * *

Il processo e 1' accusa non furono per la morte e per le ferite di tanti poliziotti. S' impostarono invece sull' as­sassinio del poliziotto Matteo Degan che fu il primo a morire in seguito allo scoppio della bomba.

Gli otto anarchici erano accusati di complicità neces­saria per questo assassinio, non avendo mai accusa nep-' pure accennato a sostenere che alcuno di essi fosse colui che gettò la bomba.

In realtà fu il processo a quegli uomini per le loro idee anarchiche. Nulla più. Tanto è vero che tutto si basò; da parte dell' accusa, su discorsi e articoli di giornali, il che avrebbe potuto comportare pene per. altri reati, di parola e di stampa, ma non per omicidio in primo grado il che comporta la pena massima.

Ancora la parola a Altgeld su attitudine del pre­sidente Gary :

Gli atti del processo dimostrano che il giudice diresse il processo con feroce malignità e forzò otto uomini ad essere processati insieme. Per pagine e pagine gli atti contengono pungenti insinuazioni del giudice fatte al cospetto dei giurati con l' evidente intendimento di influenzare la giuria. Queste frasi provenienti dal giudice danneggiarono gli imputati più di qualunque discorso fatto dal pubblico ministero ». ll contegno degli accusati fu di una limpidezza 
im­pressionante. Le loro affermazioni di fede lampeggiano nell'aula come scintille dai roghi dei martiri del passato. Il discorso di Parsons, il solo dei carcerati nato in America e che si sentiva in un certo modo più autorizzato nell'opi­nione dei giudici a parlare della legge fondamentale del diritto dell' uomo, sancita dalla Costituzione Americana, discorso di alcune ore, -preciso, calmo e disfidante a un tempo ; ]e dichiarazioni di principio di tutti gli altri, pre­annunciavano già il loro fiero contegno fino all' ultimo respiro.

Il processo durò otto settimane e, mentre nell'aula gli imputati e gli avvocati combattevano una vana lotta legale, fuori una stampa prezzolata montava tutte le fole sugli incendiari dell' anarchia, per spaventare l' opinione pubblica.

Ecco l'incredibile ventiquattro ore prima che la giuria

si ritirasse per il verdetto, il « Chicago Tribune » apri nelle sue colonne una sottoscrizione da far arrivare a 100.000 dollari per ricompensare i giurati del verdetto che erano per dare. Molte cristiane persone mandarono l'obolo per compensare assassinio legale.

giudice Gary nel licenziare i giurati così terminò:

« Voi avete finito un lungo faticoso processo che vi costò grande perdita di tempo e grandi disagi. Non è compito. mio fare commenti sul verdetto che voi avete dato, ma posso dire che uomini obbligati a servire come giurati, nel modo che voi avete fatto, meritano una ri­compensa in addizione al salario stabilito dalla legge ».

11 pubblico ministero sembrò insistesse per la pena di morte per Spies, Lingg, Fischer, Engels. Per Neebe chie­deva una mite condanna.

Su un processo di otto settimane, i giurati decisero in tre ore e uscirono con un verdetto di morte - primo grado - per sette imputati e di secondo (dai 12 ai 18 anni) per Neebe. Nella seduta pomeridiana del 14 agosto, prima che il giudice Gary sentenziasse per 15 anni a Neebe e la pena capitale per tutti gli altri accusati, alcuni di questi chie­sero la parola e noi diamo a parte dei brani dei loro discorsi.

Parsons al prete che soleva confessarlo : 
I preti sono tutti farisei e voi sapete quale opinione Cristo avesse dei farisei. Egli li chiamò una generazione di vipere e li somigliò ai se­polcri imbiancati. Io desidero non aver nulla a che fare con loro.


Gli anarchici pagarono sempre!

Questo episodio tragico di Chicago nel 1886 - 87 è lontano, si smarrisce nella foschia di tragedie che avvolsero interi popoli, che ebbero la durala di una generazione, che si complicarono con guerre di una fantastica, astronomica potenza di distruzione. Ne conveniamo. Ma ha un suo significato di valutazione retrospettiva la conoscenza di questa tragedia, onde misurare nella sua realtà come e quanto sia stata diffamata, disprezzata, perseguitata con la frode di ogni legge e di ogni morale, questa minoranza, gli anarchici, di purissimi assertori della giustizia.

Se il metodo legalitario non avesse adattato le altre correnti del socialismo alle condizioni generali del capita­lismo, facendole finire nelle trappole governative, i socialisti di ogni altra corrente avrebbero dovuto fare i conti con le stesse infami aggressioni del regime poliziesco borghese e, la massa essendo maggiore, maggiori sarebbero state le resistenze che la reazione avrebbe incontrato.

Si veda quel che toccò alle correnti socialiste tutte ed alle forze di libertà anche del semplice liberalismo borghese, quando, venuta l'ora del terrorismo statale per la dittatura, queste forze di democrazia e di liberalismo pronun­ciarono nel loro senso il loro onesto no e si misero sui terreno dei perseguitati.

Gli 'e che il terrorismo reazionario del capitalismo e dello Stato non si battezzò sempre col nome obbrobrioso di fascismo e non si converti sempre in rivalità nazionale sfocianti nelle guerre. Oggi ad infamare quel. nome, di fascismo, e quella reazione, finirono col contribuire gli Stati stessi e le stesse forze del capitalismo che le avevan create e che ne divenivano dopo rivali in guerra e poscia in guerra vincitori, in attesa di riabilitarlo di nuovo.

Oggi sono a centinaia nei mondo gli uomini di partiti diversi che hanno da raccontare pagine nerissime di per­secuzioni infami e il mondo ha animo aperto a compren­dere le proteste di questi perseguitati. E vi sono almeno attorno a questi perseguitati le simpatie e non le calunnie universali che colpirono, anche dopo la morte, le audaci avanguardie dell' anarchismo. Tenendo conto di tutto ciò sarà facile a comprendersi anche come attorno all' epoca che segui gli innocenti Martiri di Chicago l' anarchismo fu portato a difendersi su lo stesso terreno che sceglievano i nemici del popolo per attaccarlo.
Così verso il '90 fino al '94 la dinamite diventò estrema ratio degli audaci tra le file dell' anarchismo ! Oh era comodo per le sfere reazionarie degli Stati di condannare alle gemonie una collettività dei più puri amanti della libertà, apostoli della solidarietà e del libero accordo tra gli uomini e pretendere poi che il tutto non ricordasse in pratica l'antico adagio che chi semina vento raccoglie tempesta.
Persino dalle file socialiste odierne, pur così allenate alla scuola della legalità e alla condanna della rivolta individuale, uscirono gli Adier, i Zaniboni, i De Rosa, quando aguzzina reazione fascista si dette e quelle forme di caccia ali' uomo che per lungo tempo in passato era stata applicata solo agli anarchici. E si veda ora in Palestina, come una collettività di perseguitati, gli ebrei, che si creò persino la cattiva fama nella storia di gente troppo capace 
alle pieghevolezze ed agli adattamenti ; si veda come di fronte all' inasprirsi delle persecuzioni contro di loro, anche gli ebrei abbiano finito per metter mano a quei mezzi che un tempo si credettero it anarchici » per definizione, quando non erano né anarchici in se stessi, n'e antianarchici ; ma rappresentavano l'esplosione inevitabile della libertà, certo potentemente sentita dagli anarchici, compressa e infamata.

Si veda come sì volle ad ogni conto strozzare quegli uomini. Con la frode. Col danaro. Con il falso dei gazzettieri. Con tutti i sistemi di intimidazione e di banditismo in nome della legge, che più tardi conosceremo in Italia.

Uomini di cosi alto volere morale. Veri temperamenti di apostoli. Veri titani del sacrificio, operai colti e devoti, che si imposero ali' ammirazione del mondo per tutto il loro contegno passato, serio ed audace insieme dall'ora dell' arresto fino all'estrema protesta nel patibolo.

Si veda dalla protesta stessa del governatore Altgeld, che sei anni dopo condannò quella sentenza e quei giudici che avevano emessa, come il tutto si riassumesse in un assassinio premeditato dalle forze di reazione, e si corri-prenderanno le ripercussioni che infamie come questa esercitavano sui giovani che erano attratti verso 1' anarchismo anche per il rigurgito d' amore verso questi eroi della lotta sociale.

Non è vero che non fossero profetiche le parole di Spies ; Verrà giorno in cui il nostro silenzio sarà più possente della voce che oggi ci strozzate in gola

Perché anche se è vero che la reazione vinse ancora e pare vinca ancor oggi, è pur altrettanto vero che per vincere, la reazione e per tener lontana dall'umanità la benedizione di una società libera dovette sempre più ingolfarsi nel militarismo e cercar nelle guerre lo sbocco della sua salvezza contro la rivoluzione sociale. E le guerre divennero così la rovina per vinti e per vincitori al punto che oggi sono la minaccia per 1' umanità e la civiltà nel senso di quella che fu la leggenda del millennio : la fine del mondo...
E da questo sbocco di morte non potrà uscire la civiltà se non percorrendo in senso contrario alle sue vit­torie su la libertà la via sin qui percorsa.
La profezia di Spies è vera !


Edizioni de L'AURORA

1. - "Bresci „ 29 Luglio (precedente)
2. - " I Martiri di Chicago „ - Il Novembre

IN PREPARAZIONE;
3. - " L' Anarchia : Un Secolo di Storia
4. - nostri attentatori antifascisti„
OPUSCOLI:
I. - "Colloqui con Kropotkin su l'Anarchia„ • di A. Borghi - L. 40.

IN PREPARAZIONE:
2. - "Anarchia e Democrazia incatenate assieme., di A. Borghi.


ALBERTO PARSONS

Ultime sue parole : Mi sarà concesso di parlare, popolo d' America ?... (e fu strangolato)

Non sapremmo ammettere di tracciare delle gradua­torie personali nen' olocausto dei Nostri per la loro indo­mita condotta. Come fatto va registrato il caso personale di Alberto Parsons. Egli riuscì in un primo tempo a darsi alla latitanza. La compagna Holmes, una redattrice di « Alarm », del quale Parsons era direttore, racconta che fu lei a consigliargli la precauzione di allontanarsi da Chicago dopo la tragica sera del 4 maggio 1886 -« Parsons - lei scrive - si mostrò molto restio a questa decisione e fu vinto solo dopo lunghe ar­gomentazioni ». ll 5 maggio egli era già fuori di Chicago, ospite presso compagni in altra città.

Passò così un mese. A Chicago era cominciato il processo contro i suoi compagni e Parsons fini col decidere di costituirsi per condividere la loro sorte. 11 19 giugno ne scrisse al suo avvo­cato e di li a pochi giorni

egli era di ritorno. Non aveva nessuna fiducia nella giusti­zia ed era certo che il suo destino era segnato.

Cosi narra la cronaca del momento della costituzione in tribunale

« L'avvocato Black, patrono del Parsons, con a fianco un suo strano compagno si avanza­vano lentamente verso il banco del

giudice. Tutti gli sguardi si rivolsero su loro e il pubblico ministero Grennell, balzò in piedi gridando

lo vedo Alberto Parsons nel' aula e do­mando il suo arresto immediato.

L' avvocato Blak esclamò : quest' uomo è sotto la mia responsabilità e tale richiesta è un insulto ali' avvocato.

Essi si fermarono innanzi al banco del giudice e Parsons disse

Mi presento spontaneamente per essere processato insieme ai miei compagni.

Egli prese posto tra i suoi nobili compagni per mai più dipartirsi in libertà.

Dichiarazioni di Parsons

Dopo la condanna Parsons parlò a lungo. Tenne un
vero e proprio discorso di protesta, di propaganda, di
accusa del regime di sfruttamento dell'uomo su l' uomo.
Non possiamo che dare qualche brano di quel discorso:
Quando Io vidi fissata la data per il cominciamento
di questo processo, sapendo d' essere innocente e nello

stesso tempo sentendo essere mio dovere di farmi innanzi a dividere con i miei compagni qualunque fosse la sorte che si stesse preparando e anche a rischio di salire sul patibolo per la rivendicazione dei diritti operai, per la causa della libertà e per il sollievo degli oppressi, io mi sono Costituito.

Di tutto ciò anche ora non ho nulla a rimpiangere.
Ora l' accusa ha proposto che io sia impiccato per aver pensato liberamente. Ala la prepotenza à l'ultima risorsa dei tiranni, dei despoti e degli oppressoni. Colui che impicca un' altro perché non pensa come egli stesso vorrebbe o non fa come egli dice, questo uomo è un despota e un tiranno. 13' per aver detto queste cose clic io posso es- sere messo in relazione con ciò che avvenne a Haymarket Vi è connessione ? lo sono un anarchico. Ed ora picchiate. Ala ascoltate prima di picchiare.

Che cosa è socialismo o anarchia ? Detto brevemente è il diritto dei lavoratori al libero 9 ed egualitario uso dei mezzi di produzione e diritto che fanno coloro che producono al loro prodotto_ Questo è socialismo. La storia dell' umanitei è una storia di elevamento ed essa è stata evoluzionania e rivoluzionaria. La linea di divisione tra
evoluzione e rivoluzione, ossia quella linea di confine alla quale una finisce e altra comincia non potrà mai essere definita. Evoluzione e rivoluzione sono L'evoluzione è lo stato incubatorio della rivoluzione. La nascita è rivoluzione. l processi che preparano la na­scita sono la evoluzione.

Negli ultimi minuti Parsons ricevette un telegramma firmato « quattro cittadini » il quale diceva : [1 vostro nome vivrà ricordato anche quando [e generazioni venture si chiederanno: chi era il governatore Ogleshy ?

Parsons pose la sua firma al rovescio del foglio e porgendolo al sergente William Brainerd disse Ve ne faccio regalo come di una reliquia.

(Parsons era americano. l suoi antenati tutti liberi pensatori.- Nel '1861 - a 13 anni - si arruolò volontario nella guerra antischiavista. Aveva un fratello Maggior generale e combattè al suo fianco. Era nato il 28 giu­gno 1848 da un padre venditore di cuoi e di scarpe. Prese gran parte nella difesa dei diritti civili peri negri. Verso 1184 divenne anarchico).

L'ultima lettera di Parsons ai suoi due bimbi


La parola a Luigi Gaileani

La sera del 10 Novembre 1887 poche ore avanti che lo consegnassero nelle mani del boia, Alberto Parsons rimet­teva alla sua buona e devota .ed eroica Lucy, pei suoi bimbi adorati ed inconsapevoli, la lettera che riproduciamo in autografo e non 'e della fosca tragedia giudiziaria di Chicago il documento meno interessante se più che tutto l' apostolato del pioniere glorioso, più che la formidabile requisitoria avventata in faccia ai giurati venduti ed ai luridi tirapiedi dell' ordine, mostra la serena coscienza ed il semplice corag­gio con cui Alberto Parsons affrontava per la redenzione degli umili Come un bel martire della leggenda antica il patibolo repubblicano.

— Non hai più nulla a dirmi ? gli chiedeva Lucy Parsons congedandosi colla gola stretta dal suo eroico com­pagno.

— Ancora una cosa, Lucy non cessate un istante da! bandire i nostri principii, non cessate un istante dal combattere la tirannide e la. vigliacche­ria ; non mai, fino a tanto che il popolo Americano sappia perché noi siamo assassinati e non sia rico­nosciuto l'odio feroce di classe che inspira la nostra condanna.

Rispondendo a qua' appello, solvendo quel voto, noi, ad ogni squillo di battaglia — e le battaglie furono in questi vent' anni molte ed acerbe e non tutte ingloriose n'e infeconde — abbiamo gridato in faccia ai carnefici 1' infamia,

assassinio orrendo che chiamano vendetta e giustizia ; e ricordato tra gli umili che s' attardano lungo i sentieri d* una speranza fallace e si sviano nella fede cieca di una impossibile remissione, per quale erta insanguinata ed impervia, lenta ma incoercibile come il fato, ascenda alle ultime vette la libertà.

E torniamo oggi, nella ventunesima ricorrenza del dolente anniversario rievocando alla memoria dei vecchi compagni di battaglie, al pensiero delle reclute animose venute di poi, i lampi del Maggio tempestoso con cui il bieco dramma- di Chicago si apre, e la squallida alba del Novembre che dalle forche della Repubblica vide nelle salme pendule di Parsons, di Spies, di Fischer, di Engel,

epilogo scellerato.

ancl GALLEANI

« Cronaca Sovversiva » 1908 


Cella X. 7 - Carceri della Conica di Cook Chicago - Mina% 9 Notaerdre 1887

Ai miei bimbi Cidoraii Alberi cR. Parsons junior, ed alla sua sorella Lulu oda Parsons
Mentre sto scrivendo queste brevi righe una lacrima cancella i vostri nomi. Quanto vi ama, adorati miei bimbi, il padre vostro ! L' amore che ai nostri diletti testimoniamo vivendo, noi sappiamo affermarlo quando sia necessario anche colla morte. Della vita mia, della morte mia snaturata e crudele altri vi dirà. Apprenderete allora che vostro padre si è offerto olocausto volontario sun' ara della libertà, della felicità.

Vi lascio un nome onesto, conservatelo ! un dovere compiuto, emulatelo !

Siate sinceri con voi stessi, e sarete leali cogli altri ; siate industriosi e sobrii, sarete giocondi.

Vostra madre...... Ella è la più nobile e più grande delle donne ! Amatela, onoratela, seguitene i consigli.

Figli miei, miei adorati bambini, rileg­gete, ve ne prego, negli anniversarii che verranno questo mio commiato in ricordo di chi muore non soltanto per voi, ma pei bimbi che debbono nascere ancora.

Con tutto I' affetto, miei adorati.
Addio. 
Vostro padre : ALBERT R. PARsoNs 

ADOLFO FISCHER

Ultime sue parole : Questo é il momento più felice della mia vita L. Viva i' Anarchia I


In una sua memoria scritta nella cella della morte ci fa sapere questo di sè : Nato a Brema in Germania e studente fino a sedici anni. Figlio di socialisti, quando spiegò aI padre quel che il suo professore gli aveva insegnato sui socialisti, il padre abbracciandolo gli disse : « Caro Adolfo, il professore ti ha spiegato che i socialisti sono ladri della proprietà Ebbene, allora la società pre­sente è già socialista ».

Dell'autobiografia è piccante questo dettaglio

« Ricordo di una visita che in una dome­nica feci ad un mio cugino, il quale, insieme

a migliaia di altri uomini e donne, lavo- - rana in una gigante raffineria di zucchero, appartenente ad un ben noto .'
milionario, Mio cugino, in nessuna circostanza, poteva esimersi dal

parlare con grandi lodi del suo " benefattore„ come egli chia­mava il suo padrone. In quel giorno egli fece uno speciale sforzo per spiegarmi la gene­rosità del suo padrone.

Oltre a dar lavoro a tante migliaia di persone, che, altri­menti, morirebbero di fame, egli dona annualmente una buona somma di denaro per scopi caritatevoli e per di più È di tale buon cuore da dar lavoro

ai bambini e alle vedove di due suoi operai, che lasciarono la vita tra le macchine della raffineria; mi disse quel mio cugino.

Ma, ingrato come io era, non potei vedere nulla di nobile in ciò. Io avevo letto

novelle su quei briganti che avevano dato parte del bottino ai poveri e per ciò non potevo veder nulla di straordinario nella " carità „ di quel " benefattore „ degli operai. A questo paragone egli si adirò e lasciò come capire che io " volevo fare troppo /l furbo".

Questo non è che un esempio. Ma cosi modellato trovai il cervello dei lavoratori in qualunque contrada. Oh, questi stupidi folli! Sono schiavi senza saperlo! Essi stanno queti come innocenti agnelli intanto che il padrone li tosa ! Ma, più ancor di questo, essi ammirano il loro nobile benefattore, il quale li fa lavorare solo per il buon cuore di salvarli dalla fame J›.

Delle sue idee Adolfo Fischer cosi parlò :

re lo voglio protestare contro la sentenza di morte perchè non ho commesso il fatto attribuitomi. lo non
ho commesso delitti. Sono stato portato qui perché anarchi­co. Ma se è per questo che mi condannate a morte, perché sono- anarchico, perché amo la libertà, la fratellanza e uguaglianza tra gli uomini, io riconosco che questo delitto l' ho commesso. Se la morte è la pena del mio amore per la libertà dell' umana specie, io riconosco di dare la mia vita. Ma io non ho ucciso nessuno. lo non ho commesso mai un assassinio in vita mia. Ma conosco un uomo che si accinge a commetterlo : questi è il pubblico accusatore in questa causa, il signor Odimeli. lo denuncio questi uomo come un assassino se io sarò esecutato. Ma se la classe dominante crede che impiccando noi perché anarchici arrestano cammino dell' anarchia, essi si ingannano grossolanamente,perchè gli anarchici amano le loro idee più che la loro vita. Un anarchico è sempre pronto a morire per i suoi prin­cipi. E io vi dico che emettendo il loro barbaro verdetto, quei dodici signori, che siedono come giurati dinnanzi a voi, hanno fatto per l'anarchismo molto più che noi non avremmo fatto in Una generazione. 

Questo è il verdetto di morte contro la libertà di pa­rola, di stampa e di pensiero in questo paese e il popolo se ne accorgerà. Questo volevo dire ». E cosi continua, con voce ferma e con tono da uomo che si rivela un idealista convinto :
« Io non ho alcuna connessione con chi ha lanciato la bomba, più che non ne abbia il sostenitore dell' accusa signor Orinnell. Non nego che io ero presente al meeting di Hymarket ,- ma questo meeting...

A questo punto un avvocato della difesa si avvicina a Fischer e gli parla a bassa voce. Ma egli lo allontana e soggiunge

Signor Salomone siate gentile. lo so bene quello che ia mi dico... Dunque, si, io ero al comizio di Hyznarket: ma quel comizio non era stato indetto per preparare de­litti o bombe. Era stato indetto per protestare contro oltraggio criminoso della polizia 'nello spiazzale dell'of­ficina Mc 071771iCk. C' é stato qui un testimone che ha riferito, e io non ho che da ripetere questo, che noi avemmo un meeting al lunedì sera, poehe ore dopo l'assalto poli­ziesco di fronte 60 officina Mc Cormick e fu là che venne deciso che io presenziassi al meeting successivo di pro­testa. II testimone che ha detto questo era chiamato dal-l' accusa e non dalla difesa ; ma ha detto la verità e niente più niente meno che la verità.

SPIES ENEL LINGG



Anche Augusto Spies tenne in tribunale un lungo discorso. Ne abbiamo sottocchio un sedici pagine in inglese che sono la dimostrazione della elevatezza di idee e della capacità critica deli' accusato, che esamina e smonta pezzo a pezzo la montatura e completa il tutto con la pii franca protesta di principi. Si vedri come il suo modo di impiegare le parole « socialismo » ed « anarchismo » non sia pii quella di oggi ; il che prova ancora una volta

origine anarchica del socialismo, quando le due deno­minazioni si sostenevano l' un altra.

Parole di Spies

li socialismo insegna che le macchine,i mezzi di tra­sporto e di comunicazione sono il risultato combinato dello sforzo passato e presente della società e che essi appartengono indivisibilmente alla società, così come è per il suolo, le miniere ed ogni dono della natura. Questa dichiarazione implica che coloro che si sono appropriati questi beni in pieno arbitrio devono essere espropriati dalla società

L' espropriazione delle masse da parte dei monopoli­sti ha raggiunto tale sviluppo che la espropriazione degli espropriati è diventata un imperativo, una necessità, un atto sociale di culo-preservazione.

La società reclama questo anche se voi erigete una forca ad ogni angolo della strada.

L' anarchismo, questo terribile isrno, deduce che in una cooperazione organizzata in società, comportante la eguaglianza economica e indipendenza individuale, lo Stato politico passi tra i ricordi della barbarie antica.

E noi saremo allora tutti liberi, quando non avremo nè padroni nè servi, quando intelletto umano s' arresta di servire alla forza bruta: allora non vi sarà' ancora bi­sogno dei poliziotti e della milizia per preservare la co­sidetta « pace» e II cosidetto ce ordine » clr Varsavia.

Anarchismo non significa strage, furto, incendio. Queste mostruosità sono al contrario la caratteristica del capitalismo. Anarchismo significa pace per tutti. Anarchi­smo o socialismo significa ordinamento della società su basi egualitarie :,é l' abolizione delle cause che producono il vizio e il crimine.

Voglio dire infine che se non fossi stato anarchico al principio di questo processo, vorrei esserlo ora. Questa è la mia idea, Essa costituisce parte di me stesso. Non posso svestirmene; non lo posso e non lo voglio. E se voi credete di poter schiacciare questa idea mandando noi al patibolo ; se volete che dei galantuomini soffrano la pena di morte perché essi hanno voluto pensare e dire la verità chiamate allora il vostro boia. La verità costò la vita a Socrate, a Cristo, a Giordano Bruno, a Huss, Galilea, ed essi rivivono accanto alla legione degli altri martiri della libertà. Noi siamo pronti a seguirli.

Parole di Engel

Il discorso di questo accusato appare meno esteso e si limita ai dati biografici ed ail' affermazione di principio. Evidentemente non poteva ciascun imputato rifare il processo ai processo.

Engel ricorda che lasciò la Germania nel 1872 respinto dalla crisi industriale e cercò scampo nella terra promessa della libertà. Ed ecco che per la prima volta seggo in un tribunale come imputato. E perchè ? Per le stesse ragioni che nella Germania imperiale : perché povero e per ragioni di classe. Avevo già scoperto che le stesse cause producono gli stessi effetti e che la libera repub­blica manda molti dei suoi cittadini a mangiare i rifiuti delle pattumiere sulle strade. Così Engels spiega che divenne socialista, leggendo Marx e Lassalle. Poi si convinse che il « libero voto » era un' altra trappola per gli illusi : non era quindi più un socialdemocratico : era un anarchico.

Il pubblico ministero ha detto che l' anarchia è sotto processo. Anarchismo e socialismo sono molto somiglianti in mia opinione, come un uovo con un altro. (Nota nostra: Engel parla qui di « socialismo, prima ha parlato di « socialdemocrazia »; quella che ha detto di aver ripudia­to. Egli quindi distingue, giustamente, tra « socialismo » e « socialdemocrazia »). I socialisti hanno abbandonato la ' buona via per la liberazione dell' umanità, mentre gli anarchici vogliono compierla sul serio. lo dicevo : non crediate più nel bollettino del voto e usate gli altri mezzi a vostra disposizione. Perché abbiamo fatto questo oggi siamo qui : perché insomma abbiamo insegnato al popolo la retta via. Agli anarchici vien data la caccia per questo in ogni paese ; ma anarchismo guadagna terreno e, se voi li costringerete, essi lavoreranno in segreto. Se il pubblico accusatore crede di sradicare anarchismo impiccando alcuni di noi e condannandone altri alla ga­lera, egli s' inganna. La tattica sarà cambiata ecco tutto. Nessun potere della terra può sottrarre i lavoratori alla conoscenza del maneggio della dinamite e a ciò si sarà indotti se obbligati a cospirare in segreto.

La mia speranza è ché` i lavoratori capiscano che siamo i loro amici e non i loro nemici. Tale le mia con­vinzione senza peli sulla lingua, contro il regime attuale. Non ho altro da dire.

Parole di Ungg

Durante le otto settimane del processo, mentre gli altri prigionieri mostrarono in qualche modo di avvertire il pericolo della loro situazione, Lingg non diede segno di curarsene. Seduto sulla sedia a mezzo rovesciata al muro, con un mozzicone di sigaro spento stretto alli an­golo della bocca, assistette sempre colla più sprezzante.



LUIGI LINGG (suicidatosi) 

indifferenza allo svolgimento del processo.

Era il più giovane degli accusati : aveva 21 anni.

Al]' ultimo chiese di par­lare e lo fece in tedesco con frasi brevi e taglienti.

Riportiamo qui alcuni brani : lo protesto contro la con­danna e contro la decisione della corte. lo non riconosco la vostra legge impasiata com'è di stupidaggini dei secoli scorsi e non riconosco la de­cisione della corte. Il mio av­vocato ha provato esaurien­temente, con precedenti sen­tenze di altre corti, che un nuovo processo deve essere concesso. Il pubblico ministero cita un numero di sentenze tre volte più grande per pro­vare il contrario. lo sono convinto che se in un altro processo il mio avvocato por­tasse venticinque volumi di sentenze per sostenere la mia parte, voi ne portereste cento.

AUGUSTO SPIES (Giorno verrà...) 



volumi per provare il contrario se si tratta di condannare un anarchico, E anche con simile legge - una legge che anche un fanciullo dovrebbe disprez­zare - non sono riusciti a con­dannarmi «legalmente». Han­no dovuto ricorrere allo sper­giuro.

lo disprezzo voi, disprezzo il vostro ordine, le vostre leggi e la prepotente vostra autorità. Impiccateci pure!


* * *

La mattina del 10, alla vigilia dell' impiccagione si presentò al carcere l'amante di Lingg con la provvista delle vivande. Alle 9 meno un quarto si udì una deto­nazione e i carcerieri dovet­tero stabilire che eroico giovane si era suicidato.

Lingg giaceva al suolo e, benché soffrisse spasimi atroci, chiese sigarette e con un angolo della bocca lace­rata fumò aspettando stoi­camente la morte.

GIORGIO ENEL  (Viva l'Anarchia...) 


IL GOVERNATORE GIOVANNI ALTGELD 

"...il giudice diresse quel processo con maligna ferocia..."



Nella carica di governatore dello Stato Illinois, a Oglesby succedette Giovanni Altgeld, uomo di alti sensi e di grande coraggio civile. A lui durante il 1893 erano pervenute migliaia di petizioni, mandate da ogni classe di gente, reclamanti la libertà per Fielden, Schwab e Neebe.

In Chicago e negli Stati Uniti, col trascorrere di sei anni, era sopravvenuto un più sereno giudizio

sopra i fatti che procedettero e seguirono la bomba di liaymarket e la corrente

di opinione pubblica avversa alla sen­tenza si era andata rafforzando.

* * *

Ancora oggi si scrivono libri negli Stati Uniti, che ricordano la tragedia di Chicago. Recentemente 1-loward Fast, l'autore di altri ce­lebri libri, quali L' ultima frontiera e li cittadino Tommaso Faine, ha pubblicato un opera, L' americano, nel quale viene riesaminato il pro­cesso di sviluppo della personalità di Altgeld, che, dalla più nera povertà e per giunta crudelmente in lotta con suo padre stesso, pervenne alla carica di giudice di Chicago e fu il primo a far erigere un gratta­cielo nella città. Divenuto poi gover­natore dell' Illinois - di cui Chicago è la capitale - fini con lo smascherare la montatura del processone contro gli anarchici.

Viene rivelato in questo libro che durante il tempo del processo, lo Altgeld non ebbe ad occuparsi dell' avvenimento. Era in questo tempo che egli lavorava nel'insieme della machine politica del partito democratico di Chicago ed è accertato che egli appartenne al numero di quelli che rifiutarono di associarsi alle proteste delle personalità che si schieravano in favore degli accusati. Divenuto governatore, per i primi tre mesi egli non ac­cenna ad occuparsi del processo. Fu in seguito alli inter­vento di quel gigante della toga (della toga messa a disposizione delle cause giuste, costi che costi) che ri­sponde al nome di Clarence Darrow, che il governatore di Chicago fini con V interessarsene. Altgeld aderl allo invito del grande avvocato, il cui nome tutti gli oppressi del mondo dovrebbero venerare, e via via che egli si inoltrava nello studio degli incartamenti, sempre vieni-meglio andava convincendosi dell' agguato perpetrato contro degli idealisti. Porse egli fu preso da qualche sen­ tore di rimorso per la sua cecità durante il processo. Altgeld si rese certamente conto che sarebbe stato vili­peso come un qualunque anarchico e che la sua carriera politica sarebbe finita li, se avesse rivelata tutta la verità.

Malgrado ciò egli volle riparare, ma non con la grazia pura e semplice, ma con un atto che colpiva in pieno tutta la magagna giudiziaria di quel tempo. Egli infatti preparò un carteggio che assommava a diciottomila pa- role con documenti e prove dimostranti 1' evidenza di un crimine giudiziario. La reazione nel mondo ufficiale ed altolocato contro atto del governatore fu vio- lenta, ed egli stesso lo aveva previsto.
Molti di quelle stesse caritatevoli per- sone che si erano manifestate favorevoli ad una grazia pura e semplice verso i tre che soffrivano nelle galere scampati alla forca, si rivoltarono con­tro il governatore per 1' affronto che uomo politico rivolgeva alla sacra maestà della giustizia ame­ricana. Altgeld, che era già perve­nuto alla fortuna del milionario, fece presto ad accorgersi che la tempesta che si era scatenata con­tro di lui Io avrebbe colpito anche nella sua fortuna finanziaria, data la guerriglia dei suoi colleghi ban­chieri coalizzati ai suoi danni. Egli esaurì il suo termine governatoriale e subito si pose ad affrontare ira dei suoi nemici, Non ebbe però fortuna. Non venne rieletto governatore. Concorse in seguito per sindaco di Chicago e anche li venne sconfitto irrimediabilmente. Più tardi, questo uomo che si andava formando tra le difficoltà morali della vita immorale delle classi abbienti, prese posizione contro la guerra Ispano-Americana per Cuba e mori poco dopo nella città di Joliet (illionis) dove aveva partecipato ad un comizio in solidarietà coi Boeri, vittime degli attacchi bellici e bestiali dell' Inghilterra.

Negli ultimi anni la città di Mansfield (Ohio) eresse un monumento al povero fanciullo, futuro governatore, che aveva sofferto la fame in una-fattoria vicina e che, divenuto ricco, senti 1' animo suo elevarsi nell' amore verso la causa dei vinti. È indubitato che molto infitti su animo volto al bene di quell' uomo d' ordine, la co­noscenza del delitto giudiziario di Chicago e, insieme, la riflessione, che ebbe campo di toccare con mano ripas­sando il processo, su la fermezza eroica di quei Martiri. Ed è altrettanto indubitato che molto influì sui suoi con­cittadini, che gli consacrarono un monumento, la sua attitudine di uomo liberò e la sua vita coraggiosa.


I TRE CARCERATI 



Furono mandati al penitenziario e vi stettero sino al 26 giugno 1893, allorché Giovanni Altged, trovandosi al posto di governatore dello Stato li fece scarcerare.

Non riuscirà discaro al lettore se vorremmo intrattenerci con poche pa­role sopra ognuno di questi tre campa-. gni, i quali, se ebbero in tutto il dramma una scarsa prominenza, furono però leali compagni dei martiri e rasen­tarono essi stessi il capestro.


SAMUELE FIELDEN
Era nato in Inghilterra, ove per un buon numero di anni aveva vissuto come missionario propagandista addetto alla chiesa metodista. Andato in. Ame­rica si era stabilito .a Chicago, ove per un certo tempo continuò nel suo lavoro di propaganda religiosa, finchè la sua attenzione fu fortemente attratta sulla questione operaia e venne portato tra le file rivoluzionarie. Da allora visse facendo il carrettiere.

Egli aveva molto del patriarca con la sua grande barba fluente, scre­ziata di fili d' argento e tale era la placidezza emanante da tutta la sua 
personalità, che il pensare in lui un individuo pericoloso sarebbe stato un voler fare dell' umorismo. 

Era stato uno degli oratori del tragico comizio di Flaymarket e per questo venne arrestato e processato. 

Al processo una schiera di dete­ctives e di poliziotti giurò che Fielden, nel momento in cui il plotone della polizia si avanzava, aveva tratto di tasca il revolver e, stando sopra al carro che serviva da tribuna, si era messo a sparare contro Ia forza pub­blica, incitando gli astanti a fare la stessa. cosa. Altri poliziotti giurarono che Fielden si era messo a sparare quando, a metà sceso si teneva sulla ruota del carretto. Ma ciò fu provato assolutamente falso dalle deposizioni di molti altri testimoni portati dalla stessa accusa, fra cui parecchi reporters della stampa, i quali dissero di essersi trovati per tutto il tempo del comizio vicinissimi alla tribuna, ove potevano con esattezza vedere ogni gesto dell'o­ratore e sentirne con distinzione tutte le parole. Questi testimoni, dissero che Fielden non aveva fatto nessuna minaccia, non aveva estratto nessun revolver e non aveva affatto incitato gli altri a far ciò.

Ma tutto ciò non valse a nulla. Ficlden Fu condannato a morte. Quando però, pochi giorni prima della impic­cagione, si trattò di chiedere la grazia al governatore per alcuni condannati, il giudice Gary e il pubblico mini­stero Crinnell, forse presi dal rimorso, appoggiarono la domanda di grazia di Fielden.

Bastarono le loro parole per sal­vare il suo collo dal capestro, quando durante il processo, giudice e pubblico ministero avevano inveito sul destino di Fielden, accumulando contro di lui le false testimonianze della polizia.

MICHELE SCHWAB

Era la figura ideale di un pro­fessore di università tedesco. Era ma­gro, angoloso, con gli occhiali, colla barba nera e arruffata. Parlava pochis­simo e il suo parlare era a frasi aride e fredde, riuscendo di un remoto inte­resse per chi lo avvicinava. Rimane però la convinzione che egli fosse la testa quadra del gruppo dei condannati e che la sua niente fosse la più solida e la più colta.

Al tempo dei torbidi operai, egli era redattore del quotidiano Ar­beiter Zeitung », diretto da Augusto Spies. Fu processato per questo solo fatto e non pot'e mai essere connesso, con la bomba del 4 maggio.
Anch' egli come Fielden, fu salvato dal capestro per intervento del pubblico ministero e del giudice, i quali, con tardiva resipiscenza, scrivevano di lui al governatore: « La condotta di Schwab, durante il processo e durante il suo discorso alla corte, come quella di Fielden, fu digni­tosa, rispettosa verso la legge e commendevole
Da queste parole traspare quali fossero gli elementi che guidavano quei due rappresentanti della legge a sal­vare alcuni condannati. Tutto dunque si riduceva alla condotta durante il processo verso i signori della legge.

OSCAR NEEBE

Fu un giornalista tedesco, il quale, come risultò dal processo, non aveva avuto mai alcuna ingerenza nel movimento anarchico e neppure nell' agitazione operaia. Al tempo del processo rimase sempre per tutti una stra­nezza come questo uomo fosse capitato in quella situazione.

Negli anni seguenti il sindaco di Chicago Carter Har­rison, in una sua lettera riferentesi al caso Neebe, scriveva:
Io ero presente nell' aula quando avvocato di Neebe chiese che 1' imputazione al suo cliente fosse ritirata per
assenza di circostanze sopra cui appoggiarla. Quando questa mozione fu avanzata io mi trovavo in stretta con­versazione col pubblico ministero Grinnell, il quale mi dichiarò di non avere sufficienti testimonianze contro Neebe. Allora io sinceramente lo consigliai di sospendere il caso Neebe e a me parve che egli a questo pensasse seriamente, ma dopo essersi consultato coi suoi assistenti disse che aveva deciso di non far ciò, perchè questo avrebbe poto. to danneggiare la posizione dell' accusa contro gli altri imputati ».

Parole di Schicchi


Dopo quasi sessant' anni è ancora vivo, specialmente fra i lavoratori di America, il ricordo degli Anarchici e Martiri di Chicago.

Noi vecchi ricordiamo ancora la commozione che allora pervase tutto il proletariato del mondo civile e che non trovò riscontro, molto più tardi, se non nel supplizio di Sacco e Venzetti. Si dovette a loro principalmente il grande prOogresso che fece allora il movimento operaio a Chicago ed anche nel resto dell' America, a tal punto da impensierire gra­vemente il governo, la polizia e, più di tutti, i magnati capita­listi americani, in generale, e di Chicago in modo speciale, che in quel movimento schiettamente rivoluzionario vedevano mi­nacciata arca santa dei loro miliardi.

Paolò Schicchi ci ha anche informati - e ne scrisse nelle sue pubblicazioni - di un tentativo, proposto da Saverio Mer­lino a Parigi dove Paolo era già profugo allora - di imposses­sarsi dell' ambasciatore degli Stati Uniti in difesa dei minacciati del patibolo; ma il tatto andò all' aria per il tradimento di uno dei soliti giuda.

Parole di Schicchi



Uno degli spettatori d'ufficio dell'esecuzione fu talmente colpito dalla fermezza d' animo di quei Ribelli, che sotto l' impressione del fatto, scrisse una lirica che passò all' av­vocato Captain Black, il difensore coraggioso dei Martiri. Il difensore affrontò l' ira dei filistei prendendo la parola anche ai funerali, e dette lettura della poesia affidatagli. I funerali ebbero luogo la domenica 14 Novembre 1887.

Diamo qui, tradotti, alcuni dei versi del sopradetto testimone oculare, rimasto anonimo

Sotto il crudele albero,
Piantato dall'oscurantismo,
Cresciuto nello schiavismo,
Nutrito nella menzogna ;
Con sicurezza di sè della pace militi 
Ogni Eroe, senza un fremito, 
Prende il Suo posto
Maestoso ed altero.

Indossanti il loro camice bianco,
Quali Santi e Martiri possenti,
Sicuri e del lor dritto coscienti,
Si affacciano al mondo
Mentre ogni viso domina
Altero e i mesti occhi ardono
E scagliano il disprezzo.

LA SORELLA DI LUI



l miei ricordi sono un poco confusi e vi contribuisce in parte emozione della sorpresa, ma riuscirò certa­mente a trovare il bandolo ed a rimuovere dalla lonta­nanza degli anni le molte rimembranze.

Sul nostro giornale del Nord America, « L' Adunata dei Refrattari », negli anni in cui il ricordare il passato costituiva un elemento potente di suggestione e un to­nico balsamico nelle traversie della lotta contro lo stesso nemico in esilio, presi alcune volte la penna per ricor­dare una donna sublime di bontà e di comprensione della nostra tragedia rivoluzionaria, la sorella di gaetano Bresci.

Non saprei ora precisare esattamente la data lontana, certamente di molti anni, e il titolo delle cose pubblicate. Credo di averne parlato a più riprese e sono sicuro di un articolo che intitolai; a ll mistero del piccolo Caffè »,

Incominceremo quindi dai ricordi riesumati in quello scritto,

* * *

Si era nei primi anni dopo Bresci. Mi pare tre anni dopo. [o vivevo a Bologna in via Tovaglie e si era alle nostre prime armi nella capitale emiliana, pesante di fondo limaccioso reazionario e cosi staccata dal sovver­sivismo istintivo dei più piccoli centri romagnoli. I gio­vani si trovavano separatamente, non per decisione e di congressi o per deliberato proposito, ma per una specie di spontanea elezione, dato anche che gli anziani, usciti di fresco dalle persecuzioni umbertine, andavano adagio ad aprire le braccia ai nuovi non provati compagni, il che noi trovavamo normale. Va da sè che per riunirci non avevamo un locale e, dalla ospitalità di casa mia, si passò a far attenzione ad un piccolo caffè a due passi dalla mia porta di casa, Non si trattava di un caffè nel senso mondano della parola, ma piuttosto di una bottega di caffelatte per passanti e famiglie. Serviva una donna sulla quarantina, che sembrava prestasse molta atten­zione ai nostri conversari e che andò via via manife­stando una crescente simpatia per tutti noi, Il suo accen­to toscano rendeva più dolce i suoi modi cortesi, tra il rumoroso risuonare delle nostre bestemmie romagnole e bolognesi. Non tardammo a discoprire la vera identità di quella donna, piuttosto alta, snella, brunetta, dall' a­spetto un poco patito e dolorante, pieno il viso di me­stizia e di dolcezza, circondata dai suoi quattro figlioletti dai sei ai 12 anni.

Quella donna dovette riflettere molto tra sè, se a­prirsi o no con qualcuno di noi su li essere suo. eravamo giovanetti ; non era per lei prudente il riserbo ? par di ricordare che fu dopo uno dei primi periodi delle car­cerazioni del tempo che, finalmente, ritornato al piccolo caffè, provai la gioia e lo stupore di una strana rivela­zione. Il mio arresto e la conseguente carcerazione, che mi lasciavano immutato, doveva aver convinto quella donna che ero degno della sua confidenza, e un giorno la povera signora tremante e come incerta di sè, mi chiese di volermi parlare a solo nell' altra camera, de­stando, come ben si comprende, la massima sorpresa in me, che ero ben lontano dalli' immaginare di che si po­tesse trattare. La povera donna, scolorita in viso, mi

fece avvicinare a un cassettone che aprì con mano tre­mante : « Voi siete anarchico, mi disse, col suo accento toscano, siete dunque un suo compagno, io vi voglio bene per questo, guardatelo... » - e, scoppiata in sin­ghiozzi, levò da un involto il ritratto di fai, di Gaetano Brescia,

Rimanemmo abbracciati e singhiozzanti assieme per alcuni minuti e da quel giorno fummo fratello e sorella.

Quella donna era la custode amorevole dei ricordi del suo grande fratello, del suo - cosi dalla fanciullezza chiamava il fratellino più giovane di lei di un anno - Gaetanino.

Sapemmo da lei tante piccole cose, che servono a rendersi conto dell' indole morale di un uomo ; la sua tenerezza in famiglia, il suo precoce amore dei vinti e dei deboli, il sto gusto al lavoro, tutto insomma quello insieme armonico di sentimenti, per cui anche al pro­cesso per regicidio e in una atmosfera di linciaggio, nessuno poté levare su di lui un' ombra di carattere mo­rale. Da lei sapemmo quante persecuzioni si erano ab­battute sulla famiglia a seguito dell' attentato ; si che, se lei si trovava allora a Bologna con la famiglia, si fu perchè non le era più sopportabile la vita nel piccolo 
Castel S. Pietro (provincia di Bologna), dove abitava da! tempo dell' attentato stesso e dove aveva ospitato il fratello di ritorno dall'America.



Passarono lunghi anni. l cicloni delle guerre e della reazione si succedettero e ci dispersero nel mondo. lo, del resto girovago anche allora, avevo perso di vista la signora certamente un quarant' anni fa e non avevo ri­masto di questa cara creatura, tutto amore e tutta bontà, che un ricordo che si confondeva nei sorrisi della lontana giovinezza e che lottava tenacemente col pungolo della nostalgia contro le nebbie del tempo che confinavano il tutto rasente il sogno. Una' cosa non riuscivo a per­donarmi : di non aver ritenuto nella mente il suo nome e andavo ripetendo a me stesso il nome di un' altra donna che sta accanto a lei nel sacrario del mio cuore : mia madre, che si era fatta amica di lei nei tempi ri­cordati e che non dovevo più rivedere ritornando dallo esilio. Ma ecco che cado di sorpresa in sorpresa. il numero unico che abbiamo pubblicato su Bresci smuove i primi silenzi. La visita di uno sconosciuto alla F.A.I. di Milano smuove le prime ceneri. Egli vorrebbe sapere qual­cosa di noi. 
Lo informa il compagno Fedeli, il quale mi comunica poi che un parente del Bresci si è interessato di noi. 
Imparo così che questo parente vive a Bologna e dal calcolo dell' età arrivo ad immaginare che si tratti di uno dei figlioletti della Bresci. 
Ma sarà poi vero ? 
Non starò vaneggiando ? 
Mi ci metto di impegno... Scri­vo al vecchio amico dei vecchi tempi, anche lui tanto colpito in famiglia dalla furia cieca della dittatura di Mammolo Zamboni. A Bologna... 
Egli si mette all'opera e ben presto siamo al bandolo. 
Si, si tratta infatti del nipote del Bresci; del figlio della sorella che avevano conosciuto nei tempi passati. 
Non solo, ma la Bresci era ancora la nei suoi ottanti anni e voleva vedermi. 
Ecco delle gioie che si sciupano raccontandole. 
Mammolo Zamboni ha già descritto sull' « Aurora» delle complicate ve seguite per trovare la Bresci e del suo incontro.
A me sembra già di aver trovato rediviva la metà di madre e ha risaputo che si chiamava Teresa.
...



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